Questo componimento di William Moulton Marston spiega come seguire i suggerimenti del subconscio, come evitare di lasciarti sfuggire idee luminose e cosa fare per afferrare al volo le opportunità.
Per molti anni, come psicologo, ho cercato di scoprire, nella carriera dei grandi uomini e della gente comune, le cause recondite del loro successo. Ve ne sono due che mi sembrano di importanza fondamentale: la prima è il lavoro assiduo, guidato da una fredda, logica attenzione. L’altra l’azione improvvisa, focosa, impulsiva.
Pur ammettendo di non poter citare persone di vero merito che non debbano il loro successo all’ intelligenza e all’ assiduo lavoro, arrischio che quasi tutti i loro grandi successi, e altresì i minori, derivano da impulsi prontamente trasformati in azione.
La maggior parte di noi, nel corso di una giornata, soffoca addirittura tanti buoni impulsi quanti ne basterebbe a cambiare il corso della nostra vita.
Questi lampi interiori dell’ impulso ci illuminano la mente per un istante; ma noi, contentandoci del loro crepuscolo, ricadiamo nelle nostre abitudini, sentendo vagamente che una volta o l’altra potremmo fare qualcosa in merito, o che, almeno, avevamo delle buone intenzioni. In ciò pecchiamo contro il nostro io più riposto, poiché gli impulsi stabiliscono le linee di comunicazione fra l’ inconscio e l’ azione quotidiana.
Disse William James, il grande psicologo e filosofo: «Ogni volta che una risoluzione o un bello slancio svaniscono senza portar frutto, è peggio di un’ occasione perduta; con ciò si impedisce che le emozioni future si diano lo sfogo normale». Così veniamo meno al compito di prepararci ad agire con decisione, rapidità e fermezza nei momenti critici della vita.
Una volta, a Hollywood, dove lo scrittore Walter B. Pitkin ed io eravamo scritturati da uno studio cinematografico, un giovane produttore ci sottopose un audace progetto di film. L’ idea piacque ad entrambi. Pensai che certamente meritava di essere preso in considerazione: potevamo pensarci su, discuterne e prendere una decisione in seguito.
Ma, mentre io ancora indugiavo, Pitkin si precipitò d’ un tratto al telefono e cominciò a dettare un telegramma a un finanziere di sua conoscenza, presentandogli l’ idea nell’ entusiasmo del momento.
Il telegramma, alla consegna, era lungo quasi un metro e costò un sacco di quattrini; ma era convincente. Con mia meraviglia, il risultato di quel telegramma fu un finanziamento di 10 milioni di dollari per il film progettato.
Se ci fossimo attardati a discutere, forse ci saremmo convinti di usare maggior prudenza e a rinunciare del tutto all’ idea; ma Pitkin sapeva di agire sotto la spinta del momento. Per tutta la vita aveva imparato a fidarsi degli impulsi come dei suoi migliori consiglieri.
Spesso, dietro l’ imponente scrivania di un direttore, siede un uomo che occupa quel posto perché ha imparato la medesima lezione: a seguire l’ impulso. E’ probabile che lo abbiate visto all’ opera più di una volta. Qualcuno gli presenta una nuova idea riguardante, ad esempio, i rapporti con il personale. E’ un’ idea che richiede vasti cambiamenti nella pratica dell’ ufficio. E, con decisione istantanea, eccolo chiamare un collaboratore e dargli istruzioni: lì per lì, non la settimana dopo, né il mese venturo.
Noi invidiamo questi uomini per la facilità con la quale decidono e passano all’ azione. Ma ci vogliono molti anni per acquistare tale facilità. Lungi dall’ essere un privilegio della loro posizione, come noi pensiamo talvolta, è un’ abitudine che li ha condotti al successo. Prima in cose di poco conto, poi in altre più importanti, hanno preso l’ abitudine di non indugiare.
Va messo in chiaro che chi obbedisce al proprio impulso non è necessariamente volubile. Il timido, tuttavia, ha paura che l’ impulso lo porti ad ogni sorta di errori. Ma gli errori sono inevitabili:
L i commettiamo per forza, qualunque sia la via che seguiamo. Alcuni dei peggiori errori nella storia sono avvenuti in seguito a decisioni ponderate coscienziosamente. Se, obbedendo al nostro impulso, l’ azzecchiamo 51 volte su 100, possiamo ritenerci soddisfatti sotto ogni riguardo.
Gli errori dell’ inazione, sorretti da ponderosi ragionamenti, sono probabilmente peggiori di quelli causati da un impulso spontaneo. Oltre tutto cj fanno diventare di giorno in giorno più indolenti.
Poco tempo fa una signora, che era stata abbandonata dal marito, venne a chiedermi consiglio. Il loro disaccordo sembrava dipendere dal carattere e quindi poteva essere facilme are al marito e di parlargli. Io le dissi di seguire quell’ impulso e lei mi lasciò abbastanza rassenerata. Ma non fece la telefonata e, dopo pochi giorni, era di nuovo da me. Ancora una volta mi lasciò col proposito di telefonare al marito. Sfortunatamente non lo fece mai. E così un dissidio domestico che si sarebbe potuto comporre con poche parole spontanee al telefono, finì col divorzio.
Fin dall’’ infanzia quella donna aveva commesso regolarmente l’ errore di lasciar cadere i propri impulsi al loro nascere, e quando era venuto il momento di prendere una decisione semplice e immediata in una situazione che le stava a cuore, non era stata capace di agire.
Tutti noi conosciamo qualcuno che passa attraverso le angosce dell’ indecisione prima di fare qualsiasi passo importante. Vi sono sempre ragioni pro e contro, e più ci pensiamo sembrano equivalersi, finchè ci troviamo in un affannoso stato di paralisi.
L’azione impulsiva, che è provocata da una rapida e quasi inconscia valutazione dei fatti, avrebbe potuto risparmiarci tutte quelle preoccupazioni. E quando una decisione presa dopo una penosa disamina risulta errata, quanto spesso ci ricordiamo di una prima intuizione che sarebbe stata giusta!
Per poter essere conclusivi bisogna mettere in azione mente, muscoli e voce nel momento preciso in cui sentiamo nascere in noi un buon impulso.
Conosco uno scrittore che si era dedicato a un importante lavoro ed era ben deciso a non lasciarsene distrarre per nessun motivo. Ma gli capitò di vedere il bando di un concorso per la compilazione delle dieci migliori regole per guidare l’ auto con sicurezza. Il bando gli accese un lampo nella mente.
Ecco qualcosa di cui si intendeva. Interruppe il suo lavoro soltanto per il tempo necessario per andare in biblioteca a documentarsi. Scrisse 250 parole e presentò il lavoro, che aveva battuto a macchina da sé non volendo distogliere la dattilografa dall’ altro lavoro più importante.
Qualche mese dopo, l’ impulso a cui aveva obbedito gli valse un premio di 25.000 dollari. Il lavoro che aveva messo da parte poche ore finì col rendergli soltanto 600 dollari.
Come altro esempio, prendiamo il caso di quel giovane professore d’Università che ascoltava un giorno una lezione inaugurale di Woodrow Wilson, allora governatore del New Jersey. Il professore aveva scritto un libro di scienze politiche, e aveva cercato invano un editore. Il libro era il frutto delle sue più profonde convinzioni, e l’apparente insuccesso lo aveva portato a disperare della propria carriera.
Qualcosa che Wilson disse gli fece sentire che avrebbe dovuto chiedergli un consiglio. Aveva sentito che Wilson era freddo e tutt’altro che alla mano; ma alla fine della prolusione si lasciò trascinare dall’ impulso di farsi largo attraverso la folla; afferrò la mano di Wilson e gli disse tutto d’un fiato: «Il vostro discorso è stato magnifico! Ho scritto un libro che…» e in poche parole espose la sua teoria.
Wilson scosse il capo: «No » gli disse « vi sbagliate, e vi dirò perché. Venite a trovarmi dopo colazione al Circolo della Facoltà ». Colà Wilson gli parlò con impegno per due ore. E, seguendo l’ispirazione datagli da Wilson, il professore scrisse un nuovo libro.
Ne furono vendute più di 100.000 copie e quel libro gli aprì una brillante carriera universitaria. Tutto frutto del primo impulso vitale cui aveva obbedito con titubanza.
Le biografie delle persone giunte al successo pullulano di simili episodi, che hanno segnato svolte decisive nelle loro carriere. Gli impulsi veri sono intelligenti. Ci indicano la via da seguire con maggior profitto perché rivelano le inclinazioni fondamentali del nostro inconscio.C’è in tutti noi uno stimolo incessante a realizzare le nostre aspirazioni.
Sappiamo che tipo di persona vogliamo essere, perché i nostri impulsi, anche quando sono affievoliti dalla mancanza di esercizio, ce lo dicono.
L’ azione impulsiva non deve sostituire la ragone, bensì deve dev’essere usata per indicare la direzione che la ragione deve prendere. Naturalmente il cammino non è senza trabocchetti.
Cominciare tutto ad un tratto a buttarci di qua e di là seguendo il primo impulso, potrebbe essere pericoloso; ma almeno possiamo cominciare ad ascoltare più spesso gli istinti profondi dei quali possiamo fidarci.
Sappiamo che, mentre leggiamo, dovremmo interromperci per cercare una parola nel dizionario, se il suo significato non ci è chiaro.
Sappiamo che dovremmo usare più spesso parole di lode spontanea, quando sono dovute; sappiamo che dovremmo scuoterci dalle nostre abitudini egoistiche e prendere parte alle attività civiche; che dovremmo contribuire, non soltanto con il denaro, ma anche col nostro tempo al benessere del nostro prossimo.
Tali momenti isolati d’ azione positiva si sommano insieme e ci danno una vita più ricca, una coscienza dell’ avventura quotidiana, un senso durevole che la vita non è tracciata e bell’ e pronta, bensì può essere diretta dall’ interno.
Chi compendia la propria condotta nella frase: « Ebbene ci penserò », perde il momento prezioso del cimento, lo slancio e il gusto per la vita.
Sfogliate le pagine della vostra esperienza e osservate quanti dei vostri momenti più felici e dei vostri maggiori successi sono stati la conseguenza di azioni e di decisioni presi d’ impulso. Ciò varrà a ricordarvi che soltanto nelle profondità del vostro « io » potete sperare di trovare la spinta irresistibile a concludere qualcosa.
Perciò obbedite ai vostri impulsi migliori, e state a vedere i risultati!
Siamo più forti di quel che crediamo