Neurofisiologia dell’ansia, panico e ossessioni
Oggetto di questo studio è la neurofisiologia dell’ansia, panico e ossessioni.
Questo report aiuta alla comprensione di come nasce l’ ansia nel cervello e come può evolvere verso una condizione di trauma, attacco di panico o disturbo ossessivo.
Per comprendere il funzionamento della mente ci serviremo del modello di una stazione ferroviaria.
Un trauma psicologico è una esperienza soggettiva terrificante. E’ una sconvolgente risposta del cervello umano in preda al terrore più scioccante.
Un eccezionale livello d’ ansia spinge un soggetto verso risposte più primitive ed antiche.
Il panico può essere dovuto sia a cause esterne dell’ individuo (disastri e calamità naturali), sia a motivi interni ( come paura di morire, di impazzire o una delle tante ideazioni ossessive).
NEUROFISIOLOGIA DELL’ ANSIA E DELL’ ATTACCO DI PANICO
Ogni essere vivente ha degli obiettivi, delle necessità, dei desideri e dei bisogni da soddisfare.
Il cervello mette a disposizione un quantum di energia psichica per la soddisfazione dei bisogni vitali.
Se vi sono ostacoli alla soddisfazione dei bisogni e desideri si crea uno stato di frustrazione. Ecco quello che succede.
Immaginiamo il Sistema Nervoso Centrale come una grande stazione ferroviaria. In ogni stazione ci sono binari su cui passano continuamente convogli in arrivo e in partenza.
Ci saranno dei binari aventi priorità assoluta (ad es.: le sensazioni dolorose), rotaie preferenziali (sensazioni di piacere) e binari con traffico normale normalmente trafficati, con le percezioni sensoriali, motorie e sensazioni che provengono dall’ interno del corpo (enterocettive).
Tutto il traffico viene regolamentato ed elaborato da una Unità Centrale di Elaborazione, una specie di capostazione .
Il dirigente che smista il traffico è assistito da una fitta rete che fa capo ad un sistema intelligente. Questo sistema è in grado di analizzare, elaborare e avviare un elevato numero di programmi di tipo motorio, fisiologico, sensoriale, risposte emotive e programmi d’ azione.
La sua sede anatomica può localizzarsi nel TALAMO.
Questa struttura è una grande crocevia di transito delle vie nervose, dirette sia alla corteccia che verso la periferia corporea.
Il capostazione, dal suo quadro comando, riceve i segnali in entrata, osserva se ha pronto degli schemi comportamentali adatti alla circostanza, valuta se essi sono più o meno adatti e dà l’ OK .
Come in tutte le stazioni esiste un sistema atto a far fronte alle situazioni di emergenza. L’ emergenza viene assolta da una struttura cerebrale attigua, chiamata IPOTALAMO.
Una situazione di “pericolo”crea le condizioni per far scattare l’ emergenza, perché c’è una mancanza di schemi comportamentali.
Quando non sappiamo come fare o come comportarci si crea un ostruzione dello stimolo nervoso. Questa energia psichica non può rimanere nel cervello, altrimenti si ha disagio, ansia e sensazione di pericolo.
Non trovando vie disponibili, trova sfogo all’ultima via aperta: quella dell’emergenza. L’impulso trovando libera solo questa via scuote l’ ipotalamo e, a sua volta, crea stimolo al Sistema Nervoso Autonomo (S. N. A.).
La “valutazione” del senso del pericolo fa scattare l’allarme perché la mancanza di schemi comportamentali causa un output bloccato.
L’emergenza è captata dai sensori del capostazione. Una persona non consapevole di un certo pericolo non avrà mai paura. Senza questa valutazione, da parte del sistema cognitivo, non si creeranno mai le condizioni per far partire il programma ‘pericolo’ nell’ ipotalamo.
La paura provoca spavento perché ci trova sprovveduti. In poche parole non sappiamo cosa fare.
L’impulso ha bisogno di uno sbocco. La strada sbarrata devia verso il sistema d’ emergenza.
La sensazione di pericolo funge da start al S.N.A (o Sistema Nervoso Autonomo).
Facciamo un esempio.
Immaginiamo di essere alla guida della nostra automobile in una strada a scorrimento veloce. Il traffico scorre libero in entrambe le direzioni di marcia.
La guida è veloce, siamo abbastanza tranquilli.
La giornata è bella, in sottofondo la radio trasmette una piacevole musica. Mentre guidiamo osserviamo il panorama familiare.
La guida è piacevole e rilassante. Non abbiamo alcun pensiero che ci preoccupa. I nostri pensieri flettono sui normali problemi personali.
D’un tratto… da un incrocio sbuca fuori un auto, entra sulla nostra strada proprio davanti a noi, senza rispettare lo STOP.
Di colpo valutiamo il pericolo: dobbiamo fare qualcosa!
In un attimo, si valuta la situazione di estremo pericolo e le possibilità di azione, mentre un impulso nervoso raggiunge i nostri centri d’emergenza.
La valutazione PERICOLO fa scattare un impulso d’ allarme che avvia il programma “EMERGENZA” del sistema nervoso simpatico.
L’ipotalamo è diviso in due sezioni. La parte posteriore dell’ ipotalamo è denominata’ Sezione SIMPATICA’ del Sistema Nervoso Autonomo.
Lo stimolo di questa porzione del cervello accende una serie di processi fisiologici che fanno entrare in stato di ALLARME.
Dallo stato di quiete si genera uno scompiglio del tipo:

-stimolazione della midollare del surrene, con produzione di adrenalina,
-aumento dei battiti cardiaci,
-aumento della pressione arteriosa, –aumento del flusso respiratorio,
-invio del sangue dalla periferia ai muscoli,
-aumento della tensione muscolare,
-stimolazione della corteccia surrenale, con produzione di cortisolo (ormone dello stress),
-aumento della acuità visiva,
-aumento della sudorazione, -ecc. ecc.
La parte anteriore dell’ ipotalamo è qualificata ‘Sezione PARASIMPATICA’ del S. N. A. (Sistema Nervoso Autonomo).
Genera una reazione opposta alla sintomatologia su riportata.
Il ritorno alla quiete fa diminuire la sollecitazione ipotalamica e il modesto impulso di questa sezione provoca una :
-riduzione dei battiti cardiaci e della pressione arteriosa,
-diminuzione e allungamento dei movimenti respiratori,
-allentamento della tensione muscolare,
-dirottamento del flusso sanguigno verso la pelle o l’ intestino,
-rilassamento viscerale,
-rilassamento generale, -ecc, ecc.
Il programma EMERGENZA è simile a quello dei computer: l’impulso elettrico se trova tutti i chip e interruttori chiusi, perché non ha alcuna operazione valida, il software, o il flusso di corrente, procede verso le uniche vie possibili: la via ipotalamica.
Software PERICOLO
‘Sto per scontrarmi con l’auto che non ha rispettato lo STOP !’
[Cosa posso fare. Si può fare qualcosa ?
No
FRENARE ?
No
SORPASSARE ?
No
BUTTARSI LATERALMENTE ?
No
SUONARE PER FARLO ACCOSTARE?
No, non serve
Dio! COSA POSSO FARE? NULLA ?
P A N I C O ! ! ]
In questa drammatica successione si può osservare che nessun’ azione è ritenuta valida ad evitare l’ impatto.
Ogni sequenza non trova via di output. Questo fa aumentare la stimolazione del Sistema Nervoso Autonomo.
L’impulso nervoso va aumentando ad ogni via chiusa, fino a mandare in scompiglio tutto il sistema.
Senza comportamenti attuabili tutta l’energia messa a disposizione dalla mente verrà convogliata sull’unica via d’ uscita rimasta: il sistema d’ emergenza.
Con un tale livello di stimolazione è possibile anche una tracimazione e uno scuotimento della vicina sezione parasimpatica. Nel panico infatti, oltre alla forte tensione, si possono avere collassi, svenimenti, defecazione, minzione, etc., etc.
Alla luce di quanto riportato, possiamo considerare il PANICO come una fortissima sollecitazione della sezione simpatica dell’ ipotalamo. Le reazioni avvertite sono tutti automatismi di difficile controllo.
Ma la VALUTAZIONE SOGGETTIVA del pericolo entra in atto anche in queste condizioni di allerta.
Può succedere che nell’esempio precedente, alla guida dell’ auto, vi può essere un giovane che sta prendendo la patente. Un giovane inesperto coadiuvato dal suo istruttore di scuola-guida. Di fronte allo spavento, l’ autocontrollo dell’ autista viene recuperato se il suo istruttore esclama :
“ Puoi frenare! La macchina è lontana. Stai tranquillo”.
La paura deriva dalla valutazione negativa del ragazzo delle sue capacità, ancora inesperto della guida.
L’ aumento di esperienza farà aumentare la fiducia nei propri mezzi e creerà diverse vie d’ uscita nel fronteggiare le situazioni di pericolo.
Quando riteniamo di non avere alternative, quando pensiamo di non sapere come comportarci, l’ energia messa a disposizione dal nostro cervello per il compimento dell’ atto, non trovando uno sbocco, trova strada libera nell’ ultima via rimasta: Il Sistema d’Emergenza o SISTEMA NEUROVEGETATIVO.
Il modello del CAPOSTAZIONE della stazione ferroviaria, a mio avviso, può spiegare anche altri fenomeni psicologici.
I traumi psicologici, gli attacchi di panico e il disturbo ossessivo sono esperienze soggettive terrificanti.
E’una sconvolgente risposta del cervello umano alla mercè degli automatismi.
E’ quasi impossibile avere ragione o avere il controllo quando si è sotto l’effetto di reazioni fisiologiche automatiche provocate dal dal Sistema Nervoso Autonomo.
Per avere il controllo e guarire dagli attacchi di panico o da un disturbo ossessivo si deve fare in modo che il livello energetico non salga a livelli parossistici.
Basta immaginarsi nei panni del capostazione alla guida di un sistema complesso come quello cerebrale. Come può fare a comandare al corpo di calmarsi?
E’ quasi impossibile governare una reazione emotiva di quella consistenza.
Il grande errore è quello di desiderare un modo per controllare e spegnere gli effetti dell’ansia generata dal Sistema Nervoso Autonomo.
Il lavoro deve essere fatto a monte, nella psicologia del paziente. Alla stregua del giovane patentato dell’ esempio su riportato, è necessario una maggiore fiducia sui propri mezzi, maggiore sicurezza personale e una positiva autostima.
Un ‘capostazione ‘ dal carattere timido, insicuro, con un passato difficile, con una personalità fragile o ossessiva può essere indotto a credere di non avere i mezzi validi e sufficienti ad affrontare la vita.
Questa mancanza di fiducia provoca un blocco energetico che fa dirottare l’energia psichica sulla via IPOTALAMO-SISTEMA NERVOSO AUTONOMO (sistema d’emergenza).
Sovraccaricando il sistema energetico, succede come quando in seguito ad un forte temporale una diga riceve tanta acqua che fa tracimare e rompere gli argini. La diga va a rompere nel punto che trova più debole.
Infatti lo sviluppo delle ossessioni arriva là dove un individuo è più sensibile e tiene di più.
Ad esempio, possiamo ammalarci di ossessioni omosessuali se teniamo molto ad essere eterosessuali.
Una mamma può contrarre paura di far male al suo bambino, allorquando in situazione di stress passa un brutto pensiero per la mente.
Quando stiamo bene certi pensieri vengono allontanati senza problemi dalla mente. Quando c’è stress i margini della diga dell’ emotività è meno resistente.
Se in quel periodo di stress passa qualche pensiero brutto si finisce di credere che c’è qualcosa di malvagio dentro di noi.
Una madre può convincersi che è lei stessa a volere quelle cose che la mente fa immaginare. Invece è non è così.
Se teniamo al nostro rapporto sentimentale, se abbiamo una personalità ossessiva, in seguito a periodo di stress, può avere inizio una ossessione relazionale.
Lo stesso vale per le altre ossessioni. Queste colpiscono là dove teniamo di più.
NON PERCHE’ NOI VOGLIAMO QUELLO CHE VUOLE FARCI CREDERE L’ OSSESSIONE.
Ora è giunto il momento di comprendere che un DOC non è quella bestia da fuggire a tutti i costi. Il DOC è un messaggio.
Il messaggio è la necessità di acquisizione di maggiore sicurezza, attraverso la guarigione delle ferite del passato, la crescita e l’autonomia?
E’ quello che è stato dimostrato in un altro articolo:’ Perchè mi ammalo di ossessioni‘
Influenza esperienze infantili
Perchè mi ammalo di ossessioni
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