La Terapia della Coerenza
Vincere l’ansia e le ossessioni con la terapia della coerenza
La Terapia della Coerenza ( Coherence therapy), è una modalità di trattamento psicoterapeutico ideata dai terapeuti americani Bruce Ecker e Laurel Hulley. Presentata per la prima volta ad un pubblico di psicoterapeuti nel 1993, funziona come una metodologia che cambia accuratamente le specifiche memorie profonde, responsabili di uno specifico sintomo.
Cosa cura
Con la terapia della coerenza si possono curare molti tipi di patologie tra cui: ansia, attacchi di panico, depressione, auto-svalutazione, vergogna, senso di colpa, rabbia, traumi dell’attaccamento, disturbo ossessivo-compulsivo, comportamenti compulsivi, Disturbo Post-Traumatico da Stress, problemi sessuali, co-dipendenza, perfezionismo, procrastinazione, lutto complicato, dolore psicogeno e molti altri.
Spesso sono sufficienti meno di dieci sedute. I cambiamenti trasformativi sono duraturi e stabili.
Il sintomo
Il principio guida della Terapia della Coerenza è che il sintomo di un individuo, normalmente considerato come patologia o disturbo, è in realtà la manifestazione di uno schema emotivo profondo, inconscio, appreso in passato .
A livello emotivo, i sintomi hanno un significato profondo.
Secondo la Terapia della coerenza lo scopo della produzione dei sintomi è la presenza di uno schema inconscio che ha bisogno di quel sintomo.
Il sintomo è coerente con lo schema interno, ossia un insieme di temi, scopi, costrutti, patologia o disturbo in cui è obbligatoriamente e coerentemente necessario da avere, nonostante la sofferenza che esso procura.
Il sintomo non è la minaccia stessa, ma a differenza di quanto crede il paziente, è un messaggio e una difesa. Senza questo sintomo potrebbe venir fuori un problema o una minaccia ancora più grave.
Come lavora
I neuroscienziati hanno scoperto, nel corso di studi di laboratorio su animali e persone, un sistema chiamato Memory Reconsolidation, utilizzabile per “cancellare” in modo immediato gli apprendimenti emotivi, che prima erano ritenuti immodificabili, come nel Condizionamento Classico.
A questo proposito, la recente ricerca neurofisiologica ha fornito una solida conoscenza scientifica che è di fondamentale importanza per la psicoterapia.
Questo disapprendimento è vissuto soggettivamente come la risoluzione decisiva di un tema centrale del disagio emotivo.
Un principio fondamentale della Terapia della Coerenza è l’accessibilità immediata alle realtà emotive inconsce.
Qualsiasi schema emotivo, responsabile del sintomo attuale, anche se è stato inconscio per decenni, è sempre accessibile con la modalità esperenziale.
Il metodo esperienziale parte dal sintomo del paziente, e a ritroso lavora attraverso una immersione nelle emozioni, sensazioni e percezioni di un ricordo, escludendo il ricordo fatto a parole.
Tale modalità guida verso lo schema emotivo profondo in modo efficiente.
Gli schemi emotivi di un disturbo sono formati e memorizzati nel sistema limbico del cervello, e la modalità esperienziale è necessaria per raggiungere e accedere direttamente a questo materiale emotivo [Posizione Pro-Sintomo].
Intuizioni e interpretazioni concettuali non esperienziali sono, di per sé, inefficaci per un efficace accesso, perché avvengono in un sistema cerebrale diverso, nella neocorteccia, che non può controllare, scavalcare o persino accedere alle reti della realtà emotiva del sistema limbico.
Lo scopo della terapia è quello di cambiare in modo permanente il collegamento schema patologico-sintomo (posizione pro-sintomo), da conoscenza inconscia a conoscenza cosciente.
Con la Terapia della Coerenza è possibile ottenere cambiamenti profondi. I pazienti riferiscono esperienze di un profondo cambiamento liberatorio, profondamente sentito, e alcuni sintomi, responsabili della sofferenza del paziente, smettono improvvisamente di verificarsi.
Cosa differenzia la terapia della coerenza dalle altre?
Ciò che distingue la terapia della coerenza dalle altre terapie è la creazione di una metodologia, che permette ad un terapeuta di guidare un paziente, a recuperare gli schemi che richiedono sintomi in modo molto efficiente, di solito in poche sedute.
E questo non viene fatto come un’intuizione cognitiva, ma in modo esperienziale. In questo modo il paziente si imbatte nel materiale sottostante, fa un riconoscimento diretto e sicuro del suo problema, senza l’ interpretazione impartita dal terapeuta.
Con questa modalità terapeutica si sta molto attenti a non dire cose contro e non si cerca di bloccare il sintomo, di cambiarlo, convincere il paziente del contrario, a distrarsi o a non tenerne conto. Non si agisce come si fa normalmente con il riflesso contrattivo e contrapposto.
In realtà, si fa esattamente il contrario.
Alcuni pazienti sono inizialmente sorpresi quando notano che il movimento della terapia, anzichè eliminare il sintomo, si va addirittura verso e dentro quelle cose che causano tutti i problemi.
Il riflesso contrapposto, o contrattivo, come lo chiamiamo noi, ossia la battaglia contro il sintomo è così diffuso sia tra i pazienti che tra i terapeuti, che si dà per scontato che è solo quello il modo per creare il cambiamento: la battaglia frontale.
Nel momento in cui inizi a contrastare, stai promuovendo il processo opposto.
Stai aiutando a sopprimere e a disconnettere del materiale utile che la terapia della coerenza ritiene necessario per muoversi verso un processo di trasformazione.
Gli schemi, o apprendimenti emotivi inconsci, sono la base e la radice di una ampia gamma di sintomi. Essi sono sistemi di memoria del cervello, che i neuroscienziati chiamano ‘memoria implicita’.
Questa è molto, molto diverso dalla memoria esplicita con cui tutti abbiamo familiarità nel corso della vita, come la memoria dei fatti della nostra vita.
La memoria implicita è in realtà molto peculiare, caratteristica rispetto all’esperienza ordinaria della memoria.
La memoria implicita è conoscenza immagazzinata proveniente da esperienze precedenti; conoscenza che genera comportamenti, stati d’animo e pensieri, spesso senza alcuna consapevolezza cosciente, della conoscenza o delle esperienze che l’hanno creata.
Buona parte di esse vengono chiamate ‘risposte condizionate’.
Ricordiamo il condizionamento classico di Pavlov?
Ivan Pavlov era un neurofisiologo russo. Intorno agli anni ‘20 del secolo scorso fece una importante scoperta, innovatrice e rivoluzionaria nel campo della psicoterapia.
Mentre era intento ai suoi lavori di laboratorio, aveva accanto a sé il suo cane. Si accorse che suonando un campanello nell’ atto della presentazione del cibo, il cane cominciava a scodinzolare e a salivare. Dopo un po’ bastava solo il suono del campanello per metterlo nell’ aspettativa del cibo.
Pavlov, dopo quell’ osservazione del comportamento del suo cane, incuriosito, ideò un altro esperimento.
Esibizione di una luce rossa, insieme ad una bastonata.
Solo dopo alcune ripetizioni, la risposta dell’animale fu che, anche solo alla vista della luce rossa il cane gemeva e fuggiva impaurito.
Il cane aveva associato: luce rossa – dolore-paura, quindi emissione di una risposta di evitamento (la fuga).
Infatti con la luce rossa il cane scappava via.
Questo processo si chiama ‘Condizionamento classico’
Quindi quella risposta alla luce rossa non è un processo meccanico, ma è un apprendimento di paura.
Tutto ciò capita anche all’ uomo. Avviene quando associa una situazione, un posto, una persona ad una condizione ad elevato impatto emotivo (dolore, spavento, allarme, orrore, panico).
Questo apprendimento (condizionamento) è alla base di tanti disturbi, come ansie, fobie, ossessioni, ecc.
Una informazione a forte connotazione emotiva è una memoria implicita che viene memorizzata nel cervello emotivo (amigdala).
Nella memoria implicita gli apprendimenti emotivi durano anni, anche una vita, a meno che processi molto speciali non portino il cervello a usare la sua capacità di cancellare quei circuiti.
Tutte le ricerche sull’estinzione – migliaia di pubblicazioni sull’estinzione da Pavlov fino alla fine del 20 ° secolo – hanno fatto sembrare che quei circuiti di memoria implicita erano incancellabili. Si può cercare di estinguerli, di sopprimerli davvero bene ma, anche dopo la completa estinzione, dove sembrano davvero spariti, possono essere riattivati molto rapidamente, molto più facilmente del condizionamento originale che ha impostato la risposta condizionata.
Gli apprendimenti della memoria implicita semplicemente non svaniscono, rimangono lì anche quando l’estinzione è stata fatta.
Fino al 1977 il campo delle neuroscienze considerava questi circuiti di memoria implicita come intrinsecamente indelebili e incancellabile, per tutta la vita dell’individuo. Ma poi, a partire dal 1997 e negli anni successivi sono stati pubblicati un notevole numero di articoli di ricerca sulle neuroscienze che hanno davvero ribaltato quel principio lungo quasi un secolo, perché un certo numero di laboratori hanno dimostrato l’effettiva cancellazione dei circuiti di memoria implicita.
E quando Ecker et al. si sono imbattuti in questa rivoluzione, nella comprensione delle neuroscienze, e studiato da vicino ciò che avevano scoperto i ricercatori, sono rimasti stupiti e felici di scoprire che i passaggi specifici del processo, che corrispondono punto per punto alla serie di passaggi che avevano scoperto con la terapia della coerenza.
Il punto centrale di questi schemi, o apprendimenti emotivi impliciti, è che si formano spesso senza una consapevolezza cosciente.
La memoria implicita che è più comunemente coinvolta nella psicoterapia è la memoria implicita emotiva.
Quindi quali sono le fasi di lavorazione della Terapia della Coerenza?
La Terapia della Coerenza si esplica attraverso tre attività: scoperta, integrazione e trasformazione delle posizioni pro-sintomo.
Principi, regole e procedure nella terapia della Coerenza.
-Prima operazione è ciò che chiamiamo: recupero dello schema emotivo inconscio, la verità emotiva inconscia del sintomo.
Il lavoro è esperienziale. Consiste nel far sentire e sperimentare in maniera emotiva, sensitiva e corporea il sintomo responsabile di problemi e sofferenze.
La modalità di scoperta della posizione Pro-Sintomo è realizzata con le seguenti tecniche:
-Deprivazione del sintomo, frasi da completare, lavoro con le Parti, lavoro con le sedie, focalizzazione, lavoro sul sogno, E.M.D.R., il lavoro con il bambino interiore, ecc.
Mentre si è nel materiale sintomatico, si procede con un certo tipo di verbalizzazione o linguaggio limbico. Il fraseggio deve avere un certo stile per favorire l’esperienza emotiva, piuttosto che entrare nella testa con le idee.
Quindi non si chiede al paziente di contestare quel sintomo, quell’idea o convinzione, nel modo in cui potrebbe fare un terapeuta di altri indirizzi terapeutici.
Non si fa alcuna riformulazione, nè convincimenti, né opposizione al sintomo, né rassicurazioni. Non si combatte il sintomo, anzi esso è considerato il mezzo di comunicazione per comprendere lo schema profondo del problema.
Bruce Ecker dice: “questo è il recupero, questa è la prima fase del processo, e consiste nel lavoro di scoperta iniziale e poi nell’integrazione, ossia nella presa di consapevolezza dello schema emotivo che ha bisogno del sintomo”.
-Seconda operazione: Fase di integrazione
Un paziente durante la sessione, può realmente scoprire lo schema che ha bisogno del sintomo. Questa scoperta può essere molto chiara e molto lucida, ma a quel punto non è ancora integrato. Quindi rischia di dimenticarlo e tutto torna inconscio.
Bisogna quindi creare deliberatamente un’esperienza prolungata dell’esatto materiale trovato, in esperienze ripetute.
Per evitare che vada tutto perso ciò che è stato scoperto, lo si fa scrivere in un foglietto. Il paziente dovrà leggerlo alcune volte durante i prossimi giorni, fino alla seduta successiva.
La fase successiva è la fase di cancellazione dello schema che mantiene il sintomo nella memoria implicita : E’ quello che chiamiamo un’esperienza di giustapposizione.
La fase di giustapposizione è usata per dissolvere e cancellare il vecchio schema doloroso.
Viene fatta invitando il paziente a ricordare una esperienza di successo, opposta all’ esperienza di paura.
A questo punto il paziente è immerso in una strana esperienza parallela: uno schema di un apprendimento di paura e un’ esperienza di successo.
Situazione in cui entrambe sembrano molto reali e tuttavia entrambe non possono essere vere.
Il vecchio e il nuovo sembrano entrambi reali, ma che non possono essere veri e sperimentati ambedue.
La nostra mente non accetta due cose opposte nello stesso tempo e nello stesso campo di attenzione.
La nostra mente non sopporta l’ incoerenza o la dissonanza ( Festinger,1955). A questo punto la nostra mente cancellerà la memoria che crea più disagio.
Esso una caratteristica così curiosa della mente umana che possiamo ospitare un numero qualsiasi di conoscenze o realtà completamente opposte o incompatibili, purché siano in bolle separate, dissociate.
Ma come si fa a trovare le esperienze positive, di giustapposizione?
Ci sono diversi modi in cui il terapeuta può deliberatamente aiutare ad orchestrare le esperienze di giustapposizione.
Ci sono numerosi approcci per far ricordare e realizzare.
Tuttavia, più della metà delle volte troviamo che l’esperienza di giustapposizione avviene completamente, spontaneamente da sola, perché le persone spesso hanno la loro conoscenza vivente che è completamente in contraddizione con lo schema che richiede il sintomo.
E una volta che la conoscenza della problematica che richiede il sintomo è cosciente, è aperta a stabilire questo contatto di giustapposizione con qualche altra conoscenza che è in disaccordo, si mette in contrapposizione nello stesso campo di attenzione.
Questo disapprendimento è vissuto soggettivamente dal paziente come la risoluzione decisiva di un tema centrale ed eliminazione del suo disturbo.
Nota
Bruce Ecker e Laurel Hulley sono gli ideatori della Coherence Therapy e coautori di Depth Oriented Brief Therapy: How to Be Brief When You Were Trained to Be Deep – and Vice Versa, di Coherence Therapy Practice Manual and Training Guide e altri manuali. Ecker è direttore del Coherence Psychology Institute, ha insegnato per molti anni all’Università e ha lavorato privatamente vicino a San Francisco dal 1986.
Bibliografia
-B. Ecker, R Ticic, L Hulley – SBLOCCARE IL CERVELLO EMOTIVO – Eliminare i sintomi alla radice utilizzando il riconsolidamento della memoria- Franco Angeli Editore
Tutti gli articoli et al. li trovate in:
https://coherencetherapy.org/index.htm
-Ecker_2018 Clinical Translation of Memory Reconsolidation Research.pdf
Ecker 2018 Memory Reconsolidation Research Confirms and Advances the Corrective Experience Paradigm.pdf
-Ecker B. – Memory Reconsolidation Understood and Misanderstood – Int J of Neuropsychotherapy.pdf
-Memory Reconsolidation_ New insights from brain science – Greenberg L. et al.pdf
-Toomey – Neuroscience for Psychotherapy – 2009.pdf
– Toomey, B Ecker -Of neurons and knowings: Constructivism, coherence psychology, and their neurodynamic substrates – Journal of Constructivist Psychology, 2007
Guarigione da un disturbo ossessivo compulsivo omosessuale
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo inizia spesso con ” E se…?”
Roberta dice
Dottore mi sono resa conto che con il passare degli anni ed il persistere dei pensieri ossessivi fortemente intrusivi mi risulta frequente provare emozioni spiacevoli quali senso di colpa, rabbia ed inquietudine mentre le emozioni positive e i sentimenti si sono andate via via affievolendo tanto da condurmi ad uno stato che io definisco come un’ anestesia dei sentimenti, soprattutto quelli legati alle relazioni con l’ altro sesso. Non riesco a provare nulla di piacevole nelle relazioni e questo sta diventando fonte di malessere per me. Puó trattarsi di anedonia?
Dott. Mario Di Nunzio dice
Salve Roberta, grazie per avere scritto.
E’ normale sentirsi senza emozioni e sentimenti dopo tanto tempo di vita vissuta con un disturbo ossessivo.
La necessità, ad esempio, di non perdere il controllo con certe forme di ossessioni, fa desiderare la razionalità.
L’ avere a che fare con le emozioni rende tutto instabile e imprevedibile, allora si preferisce un maggior controllo a discapito
dei sentimenti.
Ed è quello che è capitato a te: ” …anestesia dei sentimenti, soprattutto quelli legati alle relazioni con l’ altro sesso.
Non riesco a provare nulla di piacevole nelle relazioni e questo sta diventando fonte di malessere per me“.
Perchè non fare un trattamento terapeutico, Roberta?
Un cordiale saluto
Dott. M. Di Nunzio