Il potere della mente per conservare la salute
Questa articolo è estremamente utile. Insegna come restare sani. John Schindler, in questo articolo scorrevole e di piacevole lettura, spiega come evitare le malattie psicosomatiche.
Che cosa contribuisce più di tutto all’infelicità? Come medico, posso rispondervi: un lungo periodo di malattia. Fa un po’ paura pensarci, perché esistono mille differenti malattie alle quali è soggetta la nostra creta umana, ed una sola di esse è comune quanto le altre 999 messe insieme. Secondo un calcolo prudenziale, il 50 per cento delle persone che vanno oggi dal medico è vittima di quest’ unica malattia. Molti ritengono che la percentuale più alata ancora. Alla Clinica di Nuova Orleans fu pubblicata una relazione che esaminava 500 casi di persone accettate una dopo l’ altra in quell’ ospedale. Il 76 per cento, cioè 386 su 500, erano affette da quella stessa malattia, che può essere contratta da gente di ogni età e di ogni condizione sociale. Inoltre la sua diagnosi e la sua cura sono terribilmente costose.
Sono esitante a dirvene il nome perché vi verrebbero subito in mente molti concetti errati. Anzitutto non si tratta di una malattia vera e propria. Ma non cercate di ingannare voi stessi. Prima era chiamata Psiconevrosi. Adesso è nota col nome di malattia psicosomatica.
Questa non è una malattia in cui il paziente si limita a credere di essere ammalato. Le sofferenze che ne derivano sono invece tanto forti quanto quelle di una colica epatica.
La malattia psicosomatica non è provocata da un batterio, né da un virus, né da un nuovo tumore; bensì dalle circostanze della vita quotidiana. Ho cercato di trovare la parola che ne indicasse la causa, ma occorrono tre parole ognuna delle quali, suppergiù, ha lo stesso significato, seppur con diversa gradazione.
Essi sono: Pensieri, Difficoltà, Crucci (o p.d.c.).
Chiunque sia oppresso da un pesante fardello di p.d.c. che non consenta di sollevarsi, ogni tanto, in un’atmosfera di gioia e di piacere, contrae una malattia psicosomatica.
Ci sono tre gruppi di persone che soffrono di p.d.c. (pensieri, difficoltà, crucci).
Al primo appartengono gli eterni scontenti. Un mio amico possiede una bella fattoria e, un giorno d’ estate, passando in auto vicino alla sua campagna dissi fra me: “Chissà come sarà felice Sam di questo bel campo d’ avena!” Perciò entra nella fattoria e gli dissi: « Sam, quel tuo campo d’avena è magnifico». « Sì» mi rispose Sam « ma il vento l’alletterà prima della mietitura.» Il mio amico mietè regolarmente l’ avena, la trebbiò e la vendè ricavando una bella somma. Quando lo rividi gli chiesi: « Sam, com’è andata con l’avena? ». « E’ stato un buon raccolto » rispose « e credo che il ricavato sia stato soddisfacente, ma sai bene quanto impoverisca il terreno un raccolto del genere.»
Invariabilmente le persone come Sam finiscono per contrarre una malattia psicosomatica, e quando la contraggono lo fanno in modo grave. Di regola, sono degli invalidi per il resto della vita. Non c’è rimedio, in questi casi.
Il secondo gruppo, al quale appartiene la maggior parte di noi, è costituito da coloro che dalla mattina alla sera riescono a preoccuparsi, a stare in ansia, ad angustiarsi per qualunque cosa.
Se in famiglia, o nei loro affari , non c’è nulla che li tenga in apprensione, si dànno pena per la vicina di casa. Perché costei non obbliga la figlia a rincasare prima delle 11 di sera? Finirà certo per accaderle qualcosa di brutto.
Il terzo gruppo è composto da chi soffre di p.d.c. (pensieri, difficoltà, crucci) in forma acuta.
Può darsi che si siano cacciati in qualche grosso guaio; forse rovesci finanziari o dispiaceri di famiglia. Queste persone, di solito, sono più facili a curarsi di quelle del secondo gruppo, e queste ultime certamente più facili di quelle del primo.
In che modo i crucci, le difficoltà, i crucci portano alla malattia?
Per capirlo dobbiamo considerare che cosa sia il pensiero e che cosa sia l’emozione. Noi supponiamo in genere che il pensare sia qualcosa che avviene soltanto nel cervello, mentre questo è un concetto del tutto errato. Il pensiero trascina tutto l’ organismo in una serie di impulsi nervosi, collegati gli uni agli altri. E con centro nel cervello. Questo è vero soprattutto quando il nostro pensiero è influenzato da un’emozione.
Lo psicologo William James ci ha dato la migliore definizione del sentimento quando ha detto che è lo staro della mente che si manifesta con un cambiamento percettibile nel corpo.
Uno stato emotivo che tutti riconosciamo è l’ira.
Non c’è bisogno di spiegazioni per capire quando uno è adirato. Il viso impallidisce o diventa rosso, gli occhi si spalancano, i muscoli si irrigidiscono tanto da dare un tremito. E’ lo stato della mente che si manifesta con un mutamento percettibile del corpo.
Un altro stato emotivo è l’imbarazzo.
Una persona che arrossisce, non ha certo una malattia della pelle. In questo caso l’imbarazzo causa una dilatazione dei vasi sanguigni del viso.
Un terzo esempio di emozione spiacevole è quello di chi vomita o sviene alla vista del sangue. La vista del sangue provoca pensieri tanto penosi e sgradevoli che lo stomaco reagisce causando il vomito. Oppure il cuore o i vasi sanguigni, che giungono al cervello, reagiscono provocando lo svenimento.
Ed ora, come cagionano una malattia tutte queste cose?
In modo semplicissimo. La maggior parte dei nostri stati emotivi spiacevoli genera una tensione muscolare. Supponete che per tutto il giorno i vostri pensieri siano profondamente sgradevoli: i muscoli vi si contraggono.
Chiudete la mano a pugno, senza serrarla fortemente: non vi fa male. Ma serratela con forza, e a lungo: comincia a dolervi. La compressione causa dolore.
Uno dei primi punti a rivelare la tensione è il gruppo di muscoli della nuca. Un altro gruppo che entra in gioco molto presto è costituito dai muscoli dell’ estremità superiore dell’ esofago. Quando si contraggono, si sente un nodo in gola e riesce difficile inghiottire.
Se si contraggono i muscoli della parte inferiore dell’ esofago, la cosa è più grave. Molto più comune è che lo stomaco sia coinvolto. E quando i muscoli dello stomaco cominciano a contrarsi, avvertite all’ interno una forte e sgradevole pressione.
Quando i muscoli si contraggono fortemente, allora c’è dolore. Il dolore è acuto quando quello di qualsiasi ulcera. Al nostro paese c’era un droghiere che soffriva di un dolore identico a quello causato da un’ ulcera. Aveva un mucchio di guai: forte concorrenza in commercio, la moglie brontolona, un figlio scapestrato; e soffriva quasi di continuo di quel dolore. I medici gli avevano assicurato che non si trattava di un’ulcera, e lui cominciò a crederlo accorgendosi che il dolore scompariva ogni volta che andava a pescare, né questo ricompariva finchè non era arrivato a casa.
Lo stesso genere di spasmo muscolare può presentarsi in ogni parte del colon.
Molti che si lamentano di dolori identici della cistifellea, non hanno alcun dolore alla cistifellea. Sono degli scontenti ai quali si contrae la parte superiore del colon e, potete credermi, le loro sofferenze sono vere. Se poi il dolore si manifesta più in basso del colon, sembra proprio un’appendicite. Allora ci vuole un medico proprio avveduto per non aprir loro la pancia.
Altri muscoli, oltre quelli del condotto intestinale, rispondono agli impulsi emotivi, specialmente i muscoli dei vasi sanguigni.
Moltissimi di coloro che hanno un mal di testa tanto forte da farli ricorrere al medico, soffrono di male al capo perché qualche vaso sanguigno all’interno o all’ esterno del cranio si contrae in modo così intenso, per l’ eccitazione nervosa, da cagionare dolore.
Un terzo di tutte le malattie della pelle, curate dai dermatologi, è causato dai vasi sanguigni della pelle che reagiscono all’ ansietà, alla preoccupazione, al disgusto e così via.
Ogni volta che certe persone si turbano, o si irritano, si stizziscono, il sangue è addirittura spremuto attraverso le pareti dei vasi sanguigni fino a raggiungere l’epidermide. Il tessuto se ne imbeve; infine il siero è spinto su, attraverso la superficie della pelle, che in quel punto diventa, squamosa, crostosa, pruriginosa, e il paziente ha una neurodermatite.
Uno dei punti ove più spesso si manifesta la tensione nervosa sta nei muscoli della parte sinistra del torace.
La gente di rado si fa visitare dal medico perchè sente un dolore alla parte destra. E’ quasi sempre per la sinistra. Se il dolore si manifesta a destra, si scrollano le spalle: non ha importanza. Ma se è a sinistra, piano: potrebbe trattarsi di mal di cuore! Allora si incominciano a spalancar gli occhi per coglierne i sintomi. E ciò può bastare a provocare il dolore.
La tensione muscolare è solo uno dei modi in cui si producono i sintomi in una malattia psicosomatica.
Uno degli altri modi è l’effetto che gli stati emotivi hanno sul sistema endocrino.
A molti di voi è capitato è capitato di percorrere una strada in auto a eccessiva velocità e di veder d’un tratto una macchina sbucare a marcia indietro da una strada laterale. Avete trattenuto il fiato, il cuore ha accelerato i battiti e avete provato un leggero senso di stordimento.
La gran paura provata nella vostra mente provoca questi mutamenti del corpo. Un impulso è trasmesso alle ghiandole surrenali, che secernono l’adrenalina e l’ immettono nella corrente sanguigna. Appena l’ adrenalina colpisce il cuore, questo si mette a battere forte. Appena colpisce il centro respiratorio del cervello, cominciate a trattenere il fiato. Appena colpisce i vasi sanguigni che immettono nel cervello, questi si restringono e vi sentiti storditi.
La malattia psicosomatica ha anche altri effetti sull’ organismo.
Se, ogni volta che vi eccitate o vi incollerite, sono i vasi sanguigni del cuore a contrarsi, allora la cosa è grave.
John Hunter, il fisiologo inglese, aveva un cuore di questa specie, e soleva dire: « Il primo mascalzone che mi farà montare in bestia mi ucciderà». E questo fu proprio quanto accadde. In una riunione di medici prese la parola per ribattere un’affermazione che gli riusciva sgradita, e un eccesso d’ira gli causò una tale contrazione dei vasi sanguigni del cuore che cadde fulminato.
Molte persone affette dalla malattia psicosomatica fanno una vita normale. Molte sono all’ ospedale. Migliaia sono costrette a letto, in casa loro, da lunghi anni.
Per evitare la malattia psicosomatica si deve apprendere il modo giusto di pensare.
In ogni università si dovrebbe svolgere un corso chiamato “Arte del vivere”. Esso dovrebbe insegnarci a rendere la nostra disposizione e i nostri pensieri il più possibile piacevoli e allegri.
Sarebbe sciocco dirvi che potete essere sempre allegri e bonari. E’ ovvio che è impossibile. Ma posso darvi alcuni suggerimenti che vi aiuteranno a pensare a voi nel modo giusto.
Primo: smettere di cercare difetti nel vostro organismo. Non andate in cerca di guai, analizzando di continuo le vostre sensazioni.
Secondo: imparate ad amare il vostro lavoro. Per riuscire a qualcosa in questo mondo bisogna lavorare. Una delle cose che eviterete, se imparate ad amare il vostro lavoro, è la tensione del lavoro, la tensione a cui è sottoposto chi considera il lavoro come qualcosa a cui bisogna sobbarcarsi.
Terzo: createvi un passatempo. Questo è un elemento importante per distrarre la mente dalla tensione del lavoro.
Durante il giorno, quando siete preso dalle vostre preoccupazioni, concedetevi mezzo minuto di riposo e pensate a quel lavoretto con cui vi svagate nelle ore libere, a quell’ iniziativa civica di cui vi interessate, alla gita che farete il prossimo giorno festivo quando andrete a pescare.
Quarto: imparate ad aver simpatia per la gente. Serbare rancore o avere un’ antipatia può influire in modo disastroso sul vostro organismo.
Un tale era finito nel nostro ospedale perché costretto a lavorare in ufficio con un collega che gli era antipatico. Il ricoverato mi disse: «Non mi piace il suo modo di pettinarsi, non mi piace il suo vizio di fischiettare tra i denti,non mi piace la sua abitudine di cominciare tutte le frasi con: “Senti!”». Interrogatolo, scoprii che gli era mai piaciuto nessuno, né il padre, né la madre, né altri della famiglia. Ma dovete pur vivere tra la gente; perciò imparate a prenderla in simpatia.
Quinto: Imparate a contentarvi quando la situazione è tale che non potete facilmente modificarla. Occorre tener presente che, nella maggior parte dei casi, esser contenti è del pari facile che non esserlo, ed è tanto più piacevole.
Sesto: imparate a rassegnarvi alle avversità.
In questa vita incontrerete per forza delle avversità. Può darsi che ne incontriate parecchie, ma non lasciatevi abbattere. Avevo un malato che non lavorava da un anno. Poi gli morì la moglie, e un mese dopo gli restò ucciso il figlio. Quell’ uomo non faceva che starsene lì a pensare: «Come sono sfortunato… perché queste sventure dovevano capitare proprio a me?». Si ammalò gravemente; non aveva imparato ad accettare le avversità. Molta gente è vittima di una malattia psicosomatica inseguito ad un’avversità.
Settimo: Imparate a dire cose allegre e spiritose.
Non dite mai cose cattive, anche se ne avete voglia. La mattina guardate vostra moglie o vostro marito, e, anche se non è vero, dite: «Hai proprio un bell’ aspetto, stamane!». Questo metterà lei ( o lui) di buon umore, e perciò starete meglio anche voi.
Infine, imparate ad affrontare i vostri problemi con risolutezza. La peggior cosa da fare, quando si ha un problema, è il rimuginarselo in mente. Se avete un problema, decidete come risolverlo e poi non pensateci più.
Queste sono alcune cose che dovete imparare se volete evitare la malattia più comune.
La chiave è: Farò in modo che il mio stato d’animo e i miei pensieri siano il più possibile allegri e piacevoli.
Non c’è definizione migliore della felicità.
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