Saggio scelto dal dott. Di Nunzio M. by www.psicologodinunzio.com
LA LEZIONE DI QUEL PRIMO LAVORO di Randy Fitzgerald
Il segreto di una carriera brillante si nasconde spesso nelle pieghe di un inizio illuminante. Ecco cinque casi esemplari.
IL CAPPELLAIO
Sono cresciuto nei quartieri poveri di Filadelfia, e a quei tempi i minorenni trovavano facilmente lavoro, se lo volevano. Io ci fui costretto: mio padre ci aveva abbandonati e mia madre aveva bisogno di aiuto.
All’ inizio feci il lustrascarpe, e una volta ebbi come cliente il proprietario di una fabbrica di cappelli da donna che mi propose dopo un po’ di fare saltuariamente il fattorino per lui. Accettai e poi, quando ebbi 14 anni, cominciai ad andare regolarmente in fabbrica. Per il mio lavoro, che consisteva nel cucire gli orli dei cappelli, guadagnavo 5 centesimi di dollaro l’ora.
Un giorno il proprietario mi chiese di andare ad aiutarlo durante il fine settimana: doveva preparare la collezione autunnale. Ma io avevo già preso impegno di accompagnare la mia ragazza al luna-park. “Ti sembra logico andare a spendere soldi, invece di guadagnarli?” mi domandò. E così andai a lavorare.
Un’ altra volta mi disse: “Sai, potrei far comprare alla gente aspirapolvere cromati senza alcuna difficoltà prima di riuscire a convincerla a comprare azioni.” “ E che cosa sono le azioni?” domandai. Mi presentò un agente di cambio che mi consigliò di comprare un’ azione di un’ azienda che mi piacesse. Adoravo la Pepsi-Cola, e così acquistai una sua azione. Costo: 18 dollari. Da quel momento cominciai a leggere le pagine finanziarie per controllare come si comportava la “mia” impresa. Ben presto comperai altre azioni, e prima di andare all’università le rivendetti a 28 dollari l’una. Dopo la laurea mi dedicai al mercato azionario per assicurare il futuro alla mia famiglia.
Persi il posto alla fabbrica di cappelli quando avevo 16 anni. Un operaio denunciò il mio capo al ministero del Lavoro e un ispettore comunicò a mia madre che l’ uomo che mi aveva assunto mi stava sfruttando. Sfruttando! Quel lavoro aveva deciso il corso della mia vita.
Walter Williams è titolare della cattedra di Economia alla George Mason University in Virginia, scrive regolarmente su vari giornali ed è autore di quattro libri.
LA COMMESSA
Mio padre aveva un negozio di alimentari e uno di fiori a Monroeville, una cittadina dell’ Alabama. Io aprivo i pacchi, ordinavo i fiori e preparavo composizioni floreali. A 12 anni mi alzavo alle 5 del mattino per servire i braccianti che compravano il cibo per il pranzo prima di andare a lavorare nei campi di cotone.
Come tutti bambini, anch’io all’ inizio non facevo sempre il lavoro in maniera impeccabile. Quando avvolgevo le pile di monete in fogli di carta prima di depositarle in banca, spesso mi stancavo e ne lasciavo alcune sparse in giro. A volte, quando pulivo il contenitore della carne e non lo facevo tornare splendente come avrei dovuto, mio padre mi costringeva a riprendere la spazzola e ricominciare tutto da capo. La mia paga era di dieci dollari la settimana, e poiché adoravo leggere, ma ai ragazzi neri non era permesso andare in biblioteca a quel tempo, ne spendevo la metà per comperare libri, e mettevo da parte il resto per l’ università.
Un giorno stavo leggendo in negozio e non mi ero accorta dell’ arrivo di un cliente. Mio padre, infuriato, sbottò: “Non essere mai scortese con i clienti perché è grazie a loro che tu puoi comperare quei libri.” Non ho mai scordato queste parole. Tutto ciò che ho conquistato nella vita lo devo a quel lavoro.
Marva Collins ha fondato e dirige la Westside Preparatory School di Chicago.
IL MARINAIO
La nave mercantile sulla quale ero imbarcato era salpata da tre o quattro giorno da Honolulu e diretta alle Filippine quando fummo sorpresi da un tifone. La nave era in balia delle onde e una decina di fusti di petrolio da 190 litri, spezzate le rizze, cominciarono a rotolare per il ponte. Un uomo solo non sarebbe mai riuscito ad assicurare e legare i fusti ma, lavorando tutti insieme, noi dell’ equipaggio potevamo proteggerci a vicenda mentre prendevamo al laccio i fusti e tornavamo a rizzarli.
Anni dopo, durante la seconda guerra mondiale, ero su una nave che faceva parte di un convoglio di una cinquantina di unità adibite al trasporto di munizioni. Quand’ero di guardia in plancia, d’inverno, dovevo stare all’ aperto anche mentre imperversava una burrasca nell’Atlantico settentrionale. Avevo il viso e i vestiti incrostati di ghiaccio. Le quattr’ ore del mio turno sembravano non finire mai, ma mi insegnarono alcune cose di fondamentale importanza: a far bene il mio lavoro e a capire che tipo di marinaio fossi. La sicurezza di tutti a bordo dipendeva da ogni singolo membro dell’ equipaggio.
Considero tutt’ora quei giorni come una lezione di solidarietà umana, perché se non fossimo restati uniti e solidali, saremmo finiti tutti in fondo al mare.
Lane Kirkland è presidente della AFL – CIO (Federazione del lavoro e Confindustria americani).
IL CADDIE
Durante gli anni della depressione, quando frequentavo la scuola media superiore, trascorrevo i fine settimana facendo il caddie (il portamazze) sui campi da golf. Quelli di noi che arrivavano per primi avevano la sicurezza di lavorare. Mia madre si alzava alle 4 del mattino per prepararmi la colazione, in modo da farmi arrivare sempre per tempo sul campo.
Nel secondo anno di “servizio” mi venne l’ idea di proporre ai giocatori di chiedere espressamente i miei servigi come portamazze. Ero molto intimorito, perché si trattava di persone di un ceto sociale molto elevato, ma la fortuna mi assistette. Durante una partita, un banchiere al quale stavo portando le mazze sbagliò il colpo e mandò la pallina dritta nel laghetto. Mi sfilai immediatamente i pantaloni, entrai in acqua ed esplorai il fondo con i piedi finchè non trovai la pallina. Il banchiere aveva un’ aria talmente soddisfatta che mi venne il coraggio di fargli la mia richiesta, e da quel giorno mi volle sempre al suo fianco sul campo di golf.
Una volta rotto il ghiaccio, tutto divenne più semplice, e imparai a chiedere consiglio, referenze e aiuto a chi stava sopra di me. Se non si fa bene il proprio dovere, non serve a niente, ma se ci si mette impegno, gli altri danno volentieri una mano. Per avere successo, dobbiamo diventare tutt’uno con i nostri obiettivi. Ma è anche importante avere il coraggio di chiedere aiuto.
Curt Carlson è a capo di un impero di 75 aziende che ogni anno fattura milioni di dollari.
IL RAPPRESENTANTE DI SAPONETTE
Tornato civile,dopo aver fatto in Marina la seconda guerra mondiale, non avevo le idee chiare sul mio futuro. Non provai la strada delle assicurazioni,ma finii per fare il rappresentante di saponette per lavanderie e ospedali. Ben presto capii di essere un venditore nato.
Ricordo l’incontro con il responsabile delle vendite in tutto il paese: naturalmente era molto soddisfatto di sè, e stava guadagnando un sacco di soldi. Ma io mi chiesi se vendere saponette era veramente ciò che volevo fare per il resto della mia vita.
Poi un giorno incontrai un tipo che vendeva spazi pubblicitari per la Wor Radio di New York. Mi fece visitare gli studi e rimasi incantato nell’ osservare la messa in onda di un programma basato sulla trattazione di un argomento di attualità. Fu come una folgorazione: seppi,di colpo,che volevo lavorare per la radio. Riuscii ad ottenere un posto come venditore di spazi commerciali per la Wor,una vera potenza potenza nel settore. Me la cavavo egregiamente, perché credevo in quella professione.
Quando si è giovani e ci si sente insoddisfatti, bisogna avere il coraggio di cambiare, perché si possiede ancora la flessibilità necessaria per apprendere nuove cose.
Se non si ama la propria attività dal profondo del cuore, è importante cambiare, indipendentemente da quanto si guadagna. Nessuno può far bene un lavoro per 40 anni se non se ne appassiona.
Frank Shakespeare è stato presidente della rete televisiva CBS – TV Services, direttore dell’ U.S. Information Agency e Ambasciatore degli Stati Uniti in Portogallo (1985-87) e presso il Vaticano (1987-89).
A cura del dott. Di Nunzio Mario, by www.psicologodinunzio.com