Per eliminare la timidezza e la vergogna: considerazione sui comandi profondi e le emozioni.
Questo lavoro è un viaggio all’interno della mente, alla ricerca delle radici del senso di vergogna. Una ricerca delle emozioni e dei comandi interni che fanno essere timidi.
Consigli e modalità curative su come eliminare timidezza e vergogna per avere sicurezza e spontaneità.
Ma cos’è la timidezza?
La timidezza è una forma di ansia sociale e di inibizione del comportamento. E’ un disagio o un blocco nelle relazioni interpersonali, una tendenza
profonda a stare in disparte.
E’ un sentimento molto diffuso. Eliminare la timidezza non è una cosa facile. Questo disturbo colpisce indifferentemente l’uomo e la donna, in modo particolare in età adolescenziale e giovanile.
La timidezza è diversa da individuo a individuo.
Può essere avvertita da un minimo e leggero disagio, fino a forti inibizioni, blocchi, fobie e chiusura sociale. E’ come un continuum che
va una sensazione minima a livelli elevati e barriere comportamentali.
Può essere poco o molto visibile esternamente, ma per tutti è fonte di sofferenza.
A volte è incredibile venire a sapere di personaggi famosi, sempre a contatto col pubblico e espansivo con la gente, che riferiscono di soffrire di timidezza. E’ vero, l’ansia e la paura del giudizio è sempre viva, anche dopo tanta esperienza e ripetuti contatti. Il disagio può ripresentarsi ogni volta, come se fosse la prima volta, fin quando per eliminare la timidezza non si vanno a modificare le convinzioni, i motivi e le regole che agiscono nell’ inconscio.
La timidezza si può, quindi, definire:
– un’ inibizione del comportamento;
– un’ impossibilità al comportamento;
– non sapere come comportarsi e paura di esprimere qualsiasi comportamento;
– paura di essere esposti al giudizio degli altri e non sentirsi accettato;
-paura delle critiche;
-esitazione nel fare delle scelte autonome per timore di rimproveri.
Come conseguenza di queste difficoltà sociali si hanno:
1. Comportamenti di evitamento nelle situazioni sociali e lavorative in cui è implicato un contatto interpersonale significativo;
2. Inibizioni nelle relazioni intime per timore di essere umiliato o ridicolizzato;
3. Preoccupazione di venire criticato o rifiutato in situazioni sociali;
4. Sensazione di essere socialmente inetto e incapace.
La timidezza si manifesta secondo quattro livelli:
1. Comportamento: inibizione,passività,rigidità fisica,balbettio, nervosismo, evitamento dello sguardo;
2. Reazione fisiologica : rossori, tremori, tachicardie,vertigini, sudori,senso di irrealtà, timore di perdere il controllo;
3. Convinzioni: pensieri negativi su di sé, bassa autostima, timore dei giudizi negativi da parte degli altri, ruminazioni,perfezionismo, atteggiamento caratterizzato dall’attribuzione dei propri insuccessi a cause interne a loro stessi: ossia,ogni volta che si verifica un fallimento, il timido si condanna, si critica ferocemente e finisce con l’attribuirsi delle auto-valutazioni negative, stabili nel tempo;
4. Emozioni: imbarazzo, vergogna, tristezza,solitudine, depressione, ansia.
La timidezza può essere complicata anche dalla presenza di altri disturbi, e se si cronicizza può sfociare nella fobia sociale o nella personalità evitante. La fobia sociale è una forma di ansia patologica generalizzata a molte situazioni interpersonali.
Solo nel caso della fobia sociale e del disturbo evitante di personalità si può parlare di patologia.
Cos’è la VERGOGNA?
La vergogna è l’ emotività responsabile della nascita e del mantenimento della timidezza, dell’ansia sociale e delle insicurezze del comportamento .
La vergogna è un sentimento negativo, un’auto valutazione negativa, una critica estrema elargita a se stesso. E’un rimprovero e un’impossibilità ad accettarsi.
Una situazione di disagio infantile come, ad esempio, una mortificazione ripetuta in famiglia,a scuola, o con i coetanei, crea emozioni negative come disagio, paura del giudizio e inibizione.
La paura del giudizio, il rifiuto e la scarsa accettazione sono emozioni negative responsabili di comandi interni, modalità e copioni comportamentali che creano imbarazzo e inibizioni.
Dal punto di vista soggettivo, l’individuo vergognoso non si sente a posto in mezzo agli altri. Sente di non possedere alcuni requisiti richiesti e quindi non merita di stare tranquillamente in mezzo alla gente.
La persona timida si vergogna perché percepisce di non possedere i requisiti desiderati dagli standard della morale comune. Sente di non essere degno e non essere all’altezza di stare in mezzo a gente più capace.
Chi prova vergogna non si sente accettato e per questo non si accetta, perché è convinto che non può essere accettato un individuo carente.
Si comporta come se avesse dentro di sé una specie di commissione, un Super Io, una giuria che lo giudica, lo valuta e lo critica aspramente, emettendo una sentenza di valutazione quasi sempre negativa.
Il timido pensa che gli standard richiesti sono troppo distanti da quelli posseduti, pertanto non si reputa degno di accettazione.
Le persone timide, vergognose e inibite hanno delle convinzioni profonde, una specie di codice dell’ accettazione sociale. Coloro che non li rispettano o non li possiedono non avranno ammirazione e accettazione sociale.
I requisiti di accettazione, secondo loro, sono i seguenti:
– Devi essere bello;
– Devi essere sano e senza difetti fisici;
– Devi essere indipendente, intraprendente, brillante e sicuro di te;
– Devi essere ammirato e invidiato;
– Non devi essere timido, non devi avere inibizioni, non avere ansie, insicurezze o qualche altro problema emotivo.
– Devi essere benestante;
– Devi possedere abbigliamento sempre all’ultima moda, risorse e oggetti di desiderio che suscitano invidia e desiderio negli altri;
– Devi dimostrare capacità, simpatia, destrezza nello sport, nella danza, la musica, nel corteggiamento, nel rendimento scolastico e altro;
L’elenco potrebbe ancora continuare, ma ognuno può ricercarsi il proprio standard valido per la propria accettazione.
La regola è sempre la stessa: “ Se non rispondi a questi standard rischi l’ esclusione sociale”.
Chi sente di non possedere questi requisiti (che non sono scritti, ma sentiti e rispettati da tutti) deve vergognarsi, non sentirsi a posto, non accettato, timido, dipendente dalla indulgenza e dalla discrezionalità degli altri.
Ma anche se accettato,comunque pensa che anche se ti accettano, devi sentirti a disagio, sentirti responsabile, che è colpa tua, che non meriti scusanti e quindi devi vergognarti.
Ora proviamo a calarci nella mente di un timido per capire perché è impossibile liberarsi da certe emozioni.
Il timido ha difficoltà a stare in mezzo alla gente per una serie di emozioni e comandi interni.
Ecco il suo ragionamento.
‘Mi vergogno? Sono timido? Non sono capace? Allora non vado bene. Se non vado bene, non mi sento accettato. Se non sono accettato, non merito, quindi mi rifiuto di essere così come sono”.
La persona timida non si accetta perchè è estremamente critico verso se stesso.
Nella sua mente è entrata in azione una regola profonda:’ Non vai bene così come sei. Non puoi e non devi metterti al centro delle attenzioni. Non devi mostrarti Non devi apparire. Non devi richiamare attenzioni su di te’.
Nella sua mente scatta un comando interno del tipo: “Non puoi richiedere attenzioni, comprensione e giustificazione. Se non sei come dovresti essere, se non hai certi requisiti, non puoi essere accettato ”.
A volte i divieti si confermano con gli sfottò dei coetanei e con le loro osservazioni malvagie. Alcune osservazioni del tipo: ‘anche le pulci hanno la tosse’ per la persona timida significa che chi non è nessuno, chi è inferiore,chi non è degno e non ha i requisiti, non può avanzare diritti.
Questa sentenza espressa da un coetaneo o da qualcuno con ‘più requisiti’ provoca un senso di rifiuto, di colpa, una sensazione di inferiorità, aggravata dal convincimento che è solo sua la colpa, perché è un incapace.
Spesso la timidezza e la vergogna induce la persona ad arrossire ogni volta che è al centro delle attenzioni.
Il rossore è una reazione fisiologica causata da un conflitto interno. Scatta quando c’è un desiderio di apparire e un auto-rimprovero per questo desiderio.
E’ un senso di colpevolizzazione perchè ha osato reclamare attenzioni e affetto che sente di non meritare e di non avere diritto. Il sentimento di vergogna che ne deriva fa apparire il rossore proprio nelle parti più esposte: il viso, il collo o le mani, facendolo vergognare ancora di più. Quasi come a dire:” Non ci provare più!”
Un paziente timido mi ha riferito che tutto il suo problema ebbe inizio quando nacque suo fratello. All’ arrivo del fratellino i genitori avevano cominciato a trascurarlo e metterlo in disparte, perché il piccolo attirava tutte le attenzioni delle persone.
Man mano l’interesse, le attenzioni e le premure erano transitate su un’ altra persona. L’invidia e l’ offesa era cocente perché aveva ancora tanto bisogno di attenzioni.
Il desiderio di affetto e di attenzioni gli procuravano sentimenti di colpa, di inadeguatezza e un auto-rimprovero che sembrava dire: « Ma non ti vergogni? Sei così grande e reclami affetto come un ragazzino?».
Invece non era grande. Era successo che di colpo era passato in secondo piano, era stato estromesso. Aveva paura di rimanere solo.
Si sentiva un indegno a percepire questi bisogni di affetto.
Nel profondo del suo animo infantile c’era l’ equazione: ‘non hai diritto a ricevere attenzioni, perché ora c’è chi ha più bisogno di te.
‘Mi sentivo goffo, banale e insufficiente, perché qualsiasi cosa facevo per richiamare attenzioni, erano considerate con fastidio’.
‘Sentivo che quando c’è qualcuno più valido, più piacevole, più capace ad attirare le attenzioni, non puoi reclamare interesse. Se sei goffo e con ci riesci, sei un incapace. Allora sei patetico. Non sei degno di ricevere e reclamare attenzioni. Devi provare vergogna che sei così insicuro. Ma non accettavo di essere messo in disparte. Quando chiedevo affetto e temevo il rimprovero, arrossivo’.
Ancora adesso mi sembra di combattere verso un senso di esclusione. Nonostante gli anni passati, mi scopro sensibile; cerco ancora di darmi da fare per evitare l’indifferenza, il menefreghismo e il senso di abbandono. E’ come se dovessi rimettere a posto una cosa ingiusta. Provo un senso di ingiustizia. Un ingiusto abbandono’.
‘Questo mi porta a provarci con tutti, anche con le donne, perché se non ci provo è come una giornata vuota. Quando riesco a conquistarle provo un profondo piacere, come di accoglienza. Non mi fa più provare la sensazione di essere rifiutato o trattato con indifferenza, che mi fa sentire come se non esistessi’.
Non si può generalizzare a tutte le nascite e i nuovi arrivi in famiglia. Il danno viene creato quando i genitori o gli adulti non offrono rassicurazioni, oppure quando criticano e non accettano la goffaggine e le insicurezze dei figli.
Un timido parte dal presupposto di non piacere agli altri. Così, ogni volta che gli altri lo disapprovano o se non gli arrivano chiari segni di accettazione e accoglienza, sentirà riconfermata la sua convinzione di non accettazione.
La vergogna, quindi, è un sentimento negativo che blocca sul nascere la spontaneità e il modo di comportarsi. E’ una critica estrema ad ogni modo di essere, che oltre a bloccare il comportamento provoca un’ auto-accusa di incapacità. E’ il sentimento responsabile della timidezza.
L’individuo che prova vergogna si sente indegno, peggio che avesse fatto un’azione indecente.
Dal punto di vista soggettivo, il ragazzo vergognoso è convinto che un tipo carente non deve stare nelle situazioni sociali, perché così gli è stato inculcato. Percependo di non possedere requisiti richiesti, non si sente all’ altezza, e quindi non può essere accettato un individuo come lui.
Gli standard richiesti sono troppo distanti da quelli che pensa di possedere. Sente di non essere accettato dal suo Super Io, o quella specie di commissione che pensa stia sempre dietro di lui a controllare e condannare ogni sua mossa.
Per curare la timidezza non serve a nulla dare consigli su come fare per…
Per vincere la timidezza si deve fare un lavoro di pulizia di tutti i comandamenti interni che bloccano.
La persona timida per superare le inibizioni deve ripulire la sua mente da tutte le regole e le emozioni che lo fanno essere timido.
Deve scoprire, analizzare e modificare perché non si accetta. Deve scoprire come è nato il suo senso di vergogna
Cosa fare allora?
– Forzare la persona timida ad affrontare la sua timidezza?
Ma servirà? Non penso. Chissà quante volte ci ha provato la persona stessa.
-Insegnare il modo migliore di comportarsi attraverso training di abilità sociale?
Questi sistemi possono aiutare, ma non eliminano l’emozione della paura. Praticamente se l’ individuo teme di non piacere, servirà poco che gli diciamo come deve comportarsi ad una cena sociale.
-Farlo distrarre per non pensare alla paura?
Può darsi che la distrazione funziona in quella serata, ma non elimina l’ansia anticipatoria.
-Fargli prendere un tranquillante?
Ma dovrà prenderlo ogni volta, perché tutti questi sistemi non vanno a intaccare e cancellare la memoria emozionale.
Cura dell’emozione della vergogna e trattamento della timidezza
I rimedi più efficaci si sono dimostrati quelli terapeutici della terapia ipnotica-immaginativa.
La persona deve tornare ai primi episodi infantili in cui ha percepito emozioni di rifiuto o di scarsa accettazione dai suoi genitori e immaginare i suoi genitori che gli chiedono scusa, che è stato tutto un equivoco, che in realtà loro l’hanno sempre accettato, solo che non erano capaci a dimostrargli chiaramente affetto e calore.
Lo stesso metodo è valido quando il rifiuto è derivato dagli amici coetanei.Immaginare la scena. Chiedere a loro il motivo del loro comportamento e del disagio provocato. Immaginare le risposte di scusa e di affetto di ognuno di loro.
La stessa metodologia è valida con un ricordo scolastico. Immaginare le nostre giustificazioni sul comportamento scolastico e vivere fortemente le immagini dell’ insegnante che chiede scusa, e che vi riferisce affetto e stima.
Provate queste immagini. Se avete difficoltà prendete in considerazione un trattamento terapeutico. Il trattamento descritto acquista maggiore efficacia con l’ ipnosi, l’E.M.D.R. , la terapia immaginativa e cognitiva-comportamentale.
Successivamente il trattamento sarà completato con training di acquisizione di abilità sociale.
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Vincenzo dice
Salve Dottore son molto molto timido e dal lontano 1992 che in un evento mi si scatenò un sudore eccessivo da allora non vivo più ho fatto cure di psicofarmaci che avevo un po’ di sollievo i primi mesi di cura poi ritornava tt come prima adesso non prendo più niente perché prendendo i psicofarmaci ho perso il lavoro facevo il camionista un giorno mi sono addormentato e ho fatto un incidente da allora non prendo più niente ma faccio una vita infernale grazie se mi risponde buona serata
Dott. Mario Di Nunzio dice
Salve Vincenzo, mi scuso per il ritardo della risposta.
Devi fare qualcosa per migliorare la tua vita. Questi incidenti non devono
influenzarti negativamente. Ormai è passato tanto tempo da quegli eventi. Bisogna reagire.
Per vincere questa tua timidezza e insicurezza devi cercare un aiuto professionale.
La terapia ti aiuterà a migliorare questa tua vita, che giudichi un inferno. Non aspettare.
Un cordiale saluto.
Dott. M. Di Nunzio
Elena dice
Ciao,
complimenti. E’ il primo articolo sulla timidezza dove mi rivedo a pieno, riesci a descrivere perfettamente non solo il comportamento timido ma anche la sensazione di profonda vergogna, delusione da se stessi. Inoltre sei uno dei pochi che scrive che la timidezza puo’ essere non percepita dagli altri. Mi sforzo cosi’ tanto di sembrare disinvolta che la gente che mi circonda crede che io lo sia e mi viene anche piu’ naturale. Se da un lato mi fa stare meglio (essere classificata come timida mi farebbe sentire ancora piu’ insicura) dall’altro mi porta a pensare come poca gente mi conosca sul serio. Non so a che scopo ti sto dicendo questo, sara’ che studio psicologia e mi piace molto discuterne!
Dott. Mario Di Nunzio dice
Salve Elena, auguri per i suoi studi.
La timidezza è una brutta bestia.Non sempre viene compresa.
Si tratta di uno stato d’ animo formato da convinzioni negative di noi stessi, regole e comandi interni
per inibire il nostro comportamento.
Per la cura della timidezza e lo stato di vergogna trovo molto utile la psicologia energetica( EMDR,EFT e RQI) e
la terapia cognitiva-comportamentale.
Un cordiale saluto.