Secondo lo Psicologo Henry C. Link, la causa principale di molti problemi relativi alla mancanza di sicurezza che ci affligge è l’ eccessiva indulgenza dei genitori.
Quante volte abbiamo sentito proclamare da un padre: « Grazie al cielo, posso permettermi di dare ai miei figli gli agi, l’ istruzione, l’ avviamento alla vita per i quali io ho dovuto lottare ».
Milioni di genitori , senza pensare che proprio quella lotta è stata il fondamento della loro sicurezza, ora vogliono privare i loro figli di una simile opportunità. Una famiglia con undici figli viveva poco lontano dalla nostra casa nella mia città natale. Il padre era spesso disoccupato, la madre, che sembrava indolente e trascurata con i figli, era la chiacchiera del vicinato.
Che accadde? I ragazzi erano costretti a prepararsi da mangiare e a sbrigare le faccende domestiche. I maggiori badavano ai più piccini. Giunti al’ età della scuola media cominciarono a far qualche lavoro per arrotondare il bilancio familiare. Alcuni dei ragazzi hanno studiato all’ università, due sono diventati insegnanti, tre si sono messi in affari per proprio conto. Tutti sono oggi cittadini e rispettabili.
A quei ragazzi era mancata la sicurezza materiale, ma non quella spirituale. I genitori si volevano bene ed erano contenti dei loro figli. Profondamente religiosi, avevano inculcato loro i princìpi della fermezza morale. Così, non potendo contare sulla società, i ragazzi avevano imparato a contare su se stessi. Le loro risorse interiori si erano sviluppate, mettendoli in grado di essere indipendenti anche nei periodi di disoccupazione.
Nella nostra moderna civiltà meccanica, l’ eccessiva facilità della vita è quasi automatica. I giornali, la televisione e il cinema fanno vivere ai bambini avventure immaginarie con personaggi fantastici, mentre i ragazzi dovrebbero avere avventure reali con gente vera. Il computer tiene i bambini al sicuro in casa, mentre dovrebbero affrontare i pericoli d’una vita fuori delle pareti domestiche. L’ autobus o il tram li porta a scuola, mentre dovrebbero andarci a piedi.
La teoria del piccolo assegno mensile concesso automaticamente ai ragazzi senza che se lo guadagnino, come mezzo per insegnare al bambino il valore del denaro, è uno dei peggiori servizi resi all’ educazione. Quest’ abitudine impedisce al bambino di scoprire ciò che è realmente la vita. Invece di imparare la verità sul denaro, finisce con il considerarlo come qualcosa che si può avere senza sforzo, qualcosa che gli spetta di diritto.
Capita spesso di sentire gli adulti chiedersi sbigottiti: « Ma dove mai la gente si è fatta l’ idea che il governo possa concedere senza limiti istruzione gratuita, gratifiche, sovvenzioni a imprenditori, agli agricoltori e agli operai e assicurazioni sociali sempre più estese ? Dove mai la gente si è fatta questa mentalità del “ voglio,voglio” ?».
La risposta è che l’ ha imparato per la prima volta dal borsellino della mamma. E’ così che la gente si è fatta l’ idea che il denaro sia qualcosa da spendere e non da guadagnare. E’ così che ha avuto la prima lesione di sicurezza sociale, in opposizione alla sicurezza personale: Una sicurezza che possiamo ottenere chiedendola invece di procurarcela con il lavoro.
I ragazzi che lavorano durante le vacanze estive, probabilmente hanno personalità più forti di quelli che ricevono gli assegni mensili come se fossero loro dovuti.
L’ importanza d’un tale lavoro non sta nel denaro che il ragazzo guadagna, ma nelle abitudini e nelle capacità che acquista.
Eccone alcune: l’ abitudine di considerare il denaro e i divertimenti in rapporto al lavoro necessario per procurarselo; di prendere l’iniziativa di cercarsi un impiego; di accettare occupazioni sgradevoli e poco interessanti per aprirsi nuovi orizzonti e procurarsi altri piaceri; di far attenzione e ai gusti degli altri; di avere infine un concetto più giusto di se stessi, della propria famiglia, e della società in genere.
Un’ altra teoria che oscura il cammino verso la sicurezza è l’ importanza eccessiva che oggi si dà all’individuo e che crea troppo spesso il caso del bambino difficile. La prima educazione del bimbo deve soprattutto accentuare le nozioni elementari sui modi di comunicare e di intendersi, sul gioco e sul lavoro in comune: in breve, le abitudini della vita sociale.
Sono queste le basi della felicità e della sicurezza per tutta l’ esistenza. Le doti e le inclinazioni particolari vanno tenute nel debito conto, ma non a scapito delle abitudini della vita sociale.
Una delle più dannose teorie moderne è di tener lontano il bambino da qualsiasi circostanza che potrebbe procurargli un senso di inferiorità: per esempio, non si dovrebbe dare i voti nelle scuole, perché un voto basso umilia chi lo riceve. Come la teoria dell’ assegno automatico anche questa ritarda nel bambino la conoscenza della realtà della vita.
Una delle norme più comuni di questa falsa teoria è di evitare le competizioni sportive.
Negli sport praticati in certe scuole non c’è dubbio che la competizione è stata spinta agli estremi. Tuttavia c’è un vasto campo in cui questa emulazione è salutare e costruttiva. Anzi gli psicologi hanno trovato che il partecipante a gare molto combattute contribuisce alla formazione del carattere più di qualsiasi altra attività.
Nella competizione sportiva il fattore significativo è l’ importanza che vi hanno l’ affiatamento e il gioco di squadra. Una squadra di pallacanestro, per esempio, deve affiatarsi con cinque giorni d’allenamento alla settimana, prima di poter affrontare un giorno di gare. Il ragazzo acquisterà la fiducia e senso di sicurezza via via che impara a tenere il proprio posto nel gruppo o nella squadra.
La prima e costante cura di ogni genitore, è di insegnare ai propri bimbi le cose che devono fare anche se non ne hanno voglia, e a non far quello che non devono. Se, come psicologi che abbiamo dato consigli a centinaia di genitori, dovessimo citare la causa causa più comune di instabilità mentale ed emotiva e del senso di incapacità e di inferiorità, indicheremmo l’ abitudine di lasciar fare ai bambini quel che vogliono, secondo le loro preferenze e non secondo i princìpi.
Se i bambini fanno solo le cose che a loro piacciono, non acquistano le abitudini e le qualità che ne faranno delle persone capaci e sicure di sé.
D’altra parte il bambino sicuro è quello che impara a conoscere le norme alle quali si attengono i suoi genitori e che sa di non poter sfuggire a queste norme con la discussione e con le moine. Questa è l’ autorità che i bimbi rispettano, non perché non deriva dall’ età o dalla forza, ma da princìpi impersonali.
Quando i genitori sono sicuri dei loro princìpi, il bambino sarà sicuro dei propri genitori.