Si stima che in Italia circa otto milioni di persone soffrono di attacchi di panico. La cura degli attacchi di panico e dell’ansia riveste una grande importanza clinica, sia per il crescente numero di persone coinvolte, ma soprattutto per il disagio e la sofferenza che questi comportano.
Ma cos’è e come si manifesta un attacco di panico?
Immaginate di essere in strada, in una bella giornata di sole. Avete un unico desiderio: quello di rilassarvi, guardare le vetrine e spendere due euro in qualcosa di superfluo.
Un occhio distratto a ciò che vi circonda, uno sguardo fugace al vostro cane che vi segue fedele, minima attenzione per quello che i viandanti dicono o fanno.
Immaginate che in questa spensieratezza e momento di insolita serenità si insinui, a dispetto vostro, all’ improvviso una sensazione di languore, proprio alla bocca dello stomaco, cui faccia seguito il trasalire del cuore che, facendosi beffe della vostra pace, comincia una corsa disperata e frenetica, mentre voi lo sentite aprirsi e dilaniarsi, esplodere: un cavallo imbizzarrito e imprudente.
Nel frattempo anche la vostra vista si annebbia; tutto assume un colore terribile, indefinito, quasi un colore dell’ irrealtà.
Che colore sia. È impossibile spiegarlo. Dev’ essere la sensazione che prova un fantasma, quando in un mondo di vivi e vegeti cerchi di farsi sentire, di imporre la sua presenza, anche se nulla e nessuno lo ascolta o lo vede.
Lui c’è, sa di esserci, ma tutto intorno resta ignaro e indifferente. Il mondo, dunque, quel mondo che normalmente vi ospita come parte integrante, all’ improvviso vi rifiuta, si fa inafferrabile, traditore, ovattato nella sua lontananza.
E le mani sudano, le gambe si fanno tutt’a un tratto pesanti, per diventare in capo a pochi secondi tanto fragili da non reggere più il peso del corpo.
L’unica cosa che vi invade la mente , a questo punto, è la sensazione di accasciarvi, di svenire,di impazzire, di morire.
(Valentina Cultrera)
Quello che avete vissuto è un attacco di panico, con tutta la folta schiera di sintomi che lo accompagnano e lo costituiscono.
Ma questo è solo il prodromo, chi soffre di panico sa che è sufficiente un episodio per avere chiaro che è meglio non tornare più in quel luogo, nel luogo del delitto, ossia in quella strada dove si è scatenato il putiferio, o che non è il caso di tornarci da soli.
Al secondo attacco, poi, l’ idea stessa di uscire di casa comincia a essere messa seriamente in discussione. Dobbiamo andare a comprare il latte? Beh, pensandoci bene, non è che il latte sia proprio la nostra passione. Oltretutto ci provoca anche la colite! E’ meglio ricorrere al tè, almeno fino a che non si sarà esaurita la scorta del magico infuso, che, per qualche giorno, mi risparmia la pena di dover uscire di casa. Sono un fifone, un vigliacco, uno che si racconta un sacco di fandonie e poi ci crede.
E’ così, con la nostra autonomia, con la nostra indipendenza e autosufficienza, va a farsi benedire anche quel po’ di autostima faticosamente conquistata, crolla come un edificio a cui tolgono le fondamenta.
Ora con l’ inizio dei lamenti e del piagnucolare su noi stessi,con i pensieri atroci di tumori al cervello e arresti cardiaci, con la nostra incapacità a uscire per strada, da soli o in compagnia, a fare la coda all’ ufficio postale, a entrare in un supermercato, noi siamo a tutti gli effetti dei portatori di DAP, ossia sofferenti di Disturbo da Attacchi di Panico.
Molto frequentemente al disagio degli attacchi di panico si combina l’ agorafobia, a quel punto ci risulterà irrealizzabile uscire da soli, senza qualcuno che ci accompagni.
Ma allora cosa fare? Continuare a chiudersi in casa e a dipendere vita natural durante ad altri?
Soluzione -Trattamento e Cura
Gli attacchi di panico, nella maggioranza dei casi, rispondono bene sia a livello farmacologico, che all’approccio psicoterapeutico. Spesso si raccomanda un approccio integrato delle due terapie.
L’approccio con psicofarmaci, da solo, anche se a breve termine risulta efficace, ha l’inconveniente di “tamponare” i sintomi lasciando inalterate le vere cause profonde degli attacchi di panico.
Alla sospensione del farmaco, spesso il disturbo si ripresenta, gettando nello sconforto la persona. Gli effetti collaterali degli psicofarmaci, spesso mal tollerati e spesso poco rispettati dai pazienti che temono di perdere il controllo, rappresentano un altro impedimento di questo approccio.
La psicoterapia: cognitivo comportamentale, ipnotica immaginativa, anche se a breve termine sembra più costosa rispetto ai farmaci, risulta la cura più efficace nella cura del disturbo di panico.
Il vantaggio sostanziale dell’abbinamento tra l’approccio farmacologico e la psicoterapia nella cura degli attacchi di panico, consiste nella diminuzione e stabilizzazione della sintomatologia, nella modifica delle convinzioni catastrofiche, scoperta e presa di coscienza da parte del paziente dei fattori consci e inconsci che contribuiscono ad innescare e a cronicizzare le crisi di panico.
In questo sito, nei prossimi articoli sull’ argomento, Gli attacchi di panico, nella maggioranza dei casi, rispondono bene sia a livello farmacologico, che all’approccio psicoterapeutico. Spesso si raccomanda un approccio integrato delle due terapie.
La psicoterapia fa capire alla persona il ruolo dell’ansia nell’innesco del panico, il ruolo dello stress, della personalità, dell’iperventilazione, degli evitamenti nella cronicizzazione del disturbo.
La cura dagli attacchi di panico non può escludere l’analisi dei pensieri catastrofici, che fanno interpretare i segnali dell’ansia come eventi terribili quali l’infarto, la pazzia,lo svenimento o la perdita di controllo.
La turbolenza emotiva nei soggetti sofferenti di ansia elevata è simile ad un vaso ricolmo di liquido: basta una goccia per farlo tracimare. Per questo gli attacchi di panico capitano senza motivo, all’ improvviso, anche di notte. Al vaso stracolmo basta una goccia, o un leggero tremolio, per farlo straripare.
Primo obiettivo terapeutico, quindi, è la riduzione e la stabilizzazione dell’ ansia e dell’ emotività.
Secondo l’approccio della psicoterapia cognitivo comportamentale, attraverso spiegazioni sulla modalità di sviluppo della sintomatologia, la psicoeducazione, la compilazione di homework (compiti a casa) come schede di report,resoconti, grafici giornalieri dell’ ansia, sin da subito produce una significativa riduzione della sintomatologia.
Training di rilassamento, esercizi di respirazione specifici, addestramenti a tecniche ipnotiche insegnano come gestire la parte somatica dell’ ansia.
L’esposizione, in immaginazione ed in vivo agli eventi che fanno paura, fanno recuperare la capacità di affrontare situazioni e posti temuti e quindi,pian piano a riappropriarsi dell’ autonomia di gestione di aspetti della propria vita.
L’approccio della psicoterapia cognitivo comportamentale ai problemi di panico, confrontata ad altre psicoterapie, è orientata agli obiettivi, attiva, efficace e misurabile. Abbastanza breve; entro pochi mesi, se si seguono le indicazioni del terapeuta, si possono già avere risultati soddisfacenti.
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Riportiamo una breve traccia del trattamento psicoterapeutico nella cura degli attacchi di panico.
–Ricostruzione dell’evoluzione del disturbo. In questa fase di assessment e valutazione si indaga l’esordio del disturbo fino ad una minuziosa descrizione della sintomatologia.
Si elabora un contratto terapeutico il cui contenuto deve prevedere gli obiettivi condivisi, le regole generali della terapia ed accordi di altra natura [pagamento, durata della seduta, esecuzione di homework (o compiti a casa), etc.]
–Ricostruzione dello schema del funzionamento del disturbo.
Questa procedura serve ad informare e dare chiarimenti circa i fattori che innescano e mantengono gli attacchi di panico. La psicoeducazione rappresenta una modalità che tranquillizza il paziente e fa capire quello che sta succedendo nel corso di un attacco di panico. Serve a “normalizzare” l’esperienza dell’attacco di panico, che oltre ha essere vissuto con esperienza di terrore, viene spesso interpretata come la prova di un’ imminente follia, morte o di perdita di controllo.
L’auto-valutazione di sé come ‘non normale’, o vicino alla follia, spesso aggrava la sintomatologia, i vissuti ansioso-depressivi e aumenta la paura di perdere il controllo.
Lo stesso vale per i soggetti in preda a tachicardia. L’auto-valutazione dell’amplificazione dell’attività cardiaca fa temere un infarto e la paura di morire.
· Individuazione delle credenze errate che innescano l’escalation del panico e discussione della convinzione errata che la tachicardia sia il segno di un imminente infarto o che la confusione mentale sia la prova della follia.
· Acquisizione di competenze e tecniche finalizzate a migliorare la gestione dell’ansia con esercizi di respirazione, rilassamento muscolare, tecniche di terapia ipnotica e immaginativa.
· Esposizione graduale agli stimoli ritenuti pericolosi. L’ esposizione può riguardare il recarsi in luoghi e/o situazioni ansiogene, (ad esempio, fare la coda in un supermercato, prendere i mezzi pubblici o l’auto, recarsi in specifici posti etc.) o ricreazione in studio delle sensazioni somatiche, che quando vengono provate fuori, sono interpretate erroneamente in modo catastrofico, innescando ansia elevata o attacco di panico.
Lo scopo di queste esposizioni “interne” è quello di decatastrofizzare le normali sensazioni somatiche prodotte dall’ansia: attraverso apposite metodiche di rilassamento. L’apprendimento di tecniche rilassamento,respirazione, tecniche immaginative e ipnotiche fornisce al paziente un valido armamentario per fronteggiare anche da solo irruzioni di ansia, fobie e panico.
-La terapia procede con la ricerca nella storia personale, nella memoria emotiva, delle regole e comandi interni che hanno portato all’impossibilità di accettazione dell’ansia e dei turbamenti emotivi.
La storia personale è una variabile importantissima per capire la natura degli attacchi di panico, essa ci aiuta a capire perché un individuo teme di impazzire, mentre un altro teme l’infarto e, un altro ancora, di svenire.
-La ricostruzione nella storia personale, modalità di attaccamento infantile, la ricerca su presenza di traumi, abusi o aree di fragilità, che creano una cronica sensazione di bisogno, ricerca di aiuto e la credenza di non farcela senza un supporto esterno.
.Psicoeducazione e prevenzione delle ricadute.
Come si deduce da tale report, la cura del panico non può prescindere da tutti questi aspetti specifici e personali. Alla base di un disturbo così invalidante come il DAP, non si può tralasciare un lavoro sulla sintomatologia e una analisi della storia di vita del paziente, della sua storia di attaccamento o presenza di situazioni traumatiche che possono aver creato territori di fragilità, di insicurezze e aspettative, con la crescita di un senso di fragilità caratteriale, bassa autostima, il modo di pensare e di interpretare il mondo.
In ogni modo qualsiasi sia l’approccio di cura degli attacchi di panico è consigliabile diffidare di pseudo terapie e “santoni” che offrono soluzioni e rimedi non sempre a buon mercato e, soprattutto, inefficaci e dannosi.
Durante un attacco di panico, posso impazzire, perdere il controllo,
-Come calmarsi in caso di ansia e attacchi di panico