Gli attacchi di panico? Le cause. Cosa si può fare.
Un attacco di panico non sempre è innescato dall’ansia.
Si possono avere attacchi di panico anche quando l’ansia è moderata e i fattori di stress sono poco evidenti.
Il primo attacco di panico è spesso preceduto da eventi stressanti e significativi, sia di natura psicologica che fisica. Sono alquanto rari o, in ogni caso, meno frequenti attacchi di panico in persone integre e senza fattori di stress di rilievo.
Perché l’ansia ad alcuni soggetti scatena gli attacchi di panico e ad altri no?
La causa dipende dalle situazioni di Stress, dalle caratteristiche di personalità e l’iperventilazione
- Lo stress psicologico può scaturire da eventi di vita difficili,quali separazioni, divorzi, lutti, licenziamenti, trasferimenti, problemi sentimentali, problemi finanziari, incomprensioni coniugali, come anche matrimoni, nascita di figli, promozioni o altri eventi correlati con un significativo aumento del senso della responsabilità.
- Lo stress fisico può essere causato da condizioni di “esaurimento”, affaticamento da eccessivo lavoro, abuso di droghe, di alcool, riposo insufficiente, assenza di sonno ristoratore, diete esagerate, ipoglicemia e varie altre malattie.
Le caratteristiche di personalità delle persone che soffrono di attacchi di panico spesso sono particolari. Spesso si descrivono ansiose, sensibili, emotive, nervose, con tendenza ad angosciarsi e a preoccuparsi eccessivamente.
Le persone con queste caratteristiche presentano una vulnerabilità maggiore agli attacchi di panico e, più in generale, a soffrire di disturbi d’ansia.
Le persone ansiose e insicure hanno la tendenza a rispondere agli eventi stressanti con esagerate reazioni di allarme, e tendono a focalizzare la loro attenzione sulle sensazioni fisiologiche del corpo.
In sostanza queste persone si allarmano e si preoccupano facilmente. Ogni reazione fisiologica dovute all’ansia viene interpretata come un grave segnale di pericolo.
La loro attenzione continuamente focalizzata sul corpo, e sulle sensazioni corporee suscitate dall’ ansia, determina paura.
Questo stato, a sua volta, innesca ulteriore ansia a livello tale da provocare un attacco di panico, perché fa credere ad un infarto, a malattie gravi, sensazione di morire o paura di impazzire.
Questa particolare predisposizione ad interpretare le comuni risposte fisiologiche dell’ansia, attribuendovi valenze catastrofiche (infarto, svenimento, morte, impazzimento) è nota come Anxiety Sensitivity. Questa è una misura della “sensibilità” nel modo in cui si interpretano le sensazioni fisiche dovute all’ansia.
L’ elevata predisposizione all’ansia e alla preoccupazione porta a sentire alcune sensazioni interne, come il cuore che batte più velocemente, il respiro che diventa più faticoso, un dolore al petto, vampate di calore, sudorazione, senso di sbandamento etc.), come segnali pericolosi e allarmanti.
Tali convinzioni spaventano ulteriormente.
L’interpretazione catastrofica di questi sintomi dell’ansia, come infarto, non fa altro che accrescere la minaccia e la convinzione di trovarsi di fronte ad un attacco di cuore. Questo stato fa scatenare una crisi di panico.
Molto spesso, la persona verrà portata al pronto soccorso dove, dopo gli esami di rito, gli verrà diagnosticato solo un attacco di panico.
In futuro questa persona, quando si troverà in contesti paragonabile al primo attacco (file, posti affollati, etc.), cercherà e starà attenta ad ogni minima sensazione del corpo, che possano anticipare un nuovo attacco di panico.
Il paradosso di questo meccanismo è rappresentato dal fatto che più la persona cerca sensazioni anticipatorie e più le trova (focalizzazione selettiva).
L’interpretazione di questi stati interni come pericolosi, aumenta l’ansia di trovarsi di fronte ad un imminente attacco. Tale convinzione a sua volta, accentua i sintomi e causa una specie di profezia che si auto avvera.
Quindi le persone con queste caratteristiche di personalità, di fragilità, insicurezza e tendenza a preoccuparsi sono persone più vulnerabili alle situazioni stressanti e, in particolare, agli attacchi di panico.
L’iperventilazione
Si è visto che chi soffre di attacchi di panico entra in uno stato di iperventilazione, ossia alterazione del normale equilibrio tra ossigeno e anidride carbonica nel sangue.
L’equilibrio tra ossigeno e anidride carbonica è molto importante e viene mantenuta principalmente attraverso il ritmo e la profondità della respirazione.
Il tasso adeguato di respirazione è di circa 10-14 respiri al minuto. Un ritmo più veloce produce iperventilazione.
L’effetto più importante dell’iperventilazione è quello di produrre un calo di anidride carbonica e dunque una riduzione di proporzione rispetto alla quantità di ossigeno.
Questo squilibrio porta alla spasimo dei vasi sanguigni in particolari aree del corpo e del cervello.
L’effetto di questa sproporzione comporta il fatto che non solo in alcune aree del corpo arriverà meno sangue, ma rende anche più difficile il rilascio dell’ossigeno nei tessuti.
Questa riduzione dell’ossigeno, dovuta all’iperventilazione, ha come conseguenza la manifestazione di sintomi molto simili a quelli dell’attacco di panico.
Si avranno, quindi, sintomi del tipo:
• Sensazione di mancanza d’aria,
• Senso di stordimento,
• Senso di irrealtà e di stranezza del proprio corpo,
• Senso di irrealtà delle cose circostanti,
• Senso di confusione,
•Senso di testa leggera,
• Tachicardia,
• Sensazione di formicolio alle mani, ai piedi e al viso,
• Rigidità muscolare,
• Mani sudate,
• Bocca o gola secca, etc.
Uno dei sintomi più angoscianti dell’iperventilazione è la sensazione di mancanza d’aria.
Questo bisogno d’aria può spingere la persona a respirare ancora più velocemente peggiorando in questo modo la situazione.
Se l’iperventilazione si protrae possono manifestarsi i seguenti sintomi aggiuntivi:
• Sensazione di difficoltà a respirare,
• Sensazione di costrizione, di peso o di dolore al torace,
• Vertigini,
• Nausea,
• Sensazione di paralisi muscolare,
• Aumento dell’apprensione, dello stato di allarme, fino al terrore che qualcosa di terribile sta per accadere, per esempio un attacco di cuore, una emorragia cerebrale o persino la sensazione di morire.
Si può notare come i sintomi dell’iperventilazione sono simili a quelli degli attacchi di panico e come è semplice interpretarli come segno della presenza di una grave malattia fisica.
Se l’iperventilazione rimane contenuta non si ha un attacco di panico ma solo uno stato di apprensione.
È importante ricordare che l’iperventilazione fa parte della risposta di attacco o fuga, è quindi parte di una normale risposta fisiologica non pericolosa.
I sintomi relativi sono spiacevoli, fastidiosi e possono spaventare, ma non sono dannosi e scompaiono quando si smette di iperventilare, cioè di respirare velocemente.
Nella terapia degli attacchi di panico lo psicoterapeuta spiega questi meccanismi e insegna ai pazienti nuovi metodi di respirazione (respirazione diaframmatica).
Questi insegnamenti sul modo corretto di respirare hanno lo scopo di annullare i sintomi dell’iperventilazione, annullare lo stato di panico e produrre uno stato di rilassamento.