Come Affrontare i Sensi di Colpa (Beth Levine)
I sensi di colpa quasi sempre hanno una funzione positiva, ma talvolta fanno scattare meccanismi di autodistruzione.
Non passa giorno alla fine del quale Fran Brennan, una donna di Coral Gables, in Florida, non si senta in colpa per una ragione o per l’altra.
Questa giornalista di 33 anni quando è al lavoro, si sente colpevole di non passare abbastanza tempo col suo bambino di 18 mesi. Se poi si prende un po’ di tempo per stare col suo bambino, si sente colpevole di non contribuire finanziariamente alla famiglia. Come non bastasse, si sente colpevole di far venire una donna delle pulizie due volte al mese, anche se questo le permette di dedicare più tempo alla famiglia.
Quasi tutti dobbiamo fare i conti con i sensi di colpa. Nel 1991 lo psicologo Roy Baumeister, professore della Case Western University of Cleveland, fece una ricerca sull’argomento, scoprendo che l’uomo medio è angosciato dei sensi di colpa all’incirca due ore al giorno, di cui 39 minuti si sente da moderatamente a fortemente colpevole.
«Il senso di colpa è per lo più molto costruttivo» puntualizza Baumeister. «Esercita un’importante influenza educatrice e sociale, che ci impedisce di ferire psicologicamente, mettere in difficoltà o deludere gli altri.» Tuttavia, «il sistema che funziona da sempre è anche soggetto a disfunzioni.»
Se i vostri sensi di colpa non si attenuano dopo che avete tentato di fare riparazione ed espiazione, oppure se vi sentire responsabili di cose che sfuggono al vostro controllo, probabilmente vi state macerando per una falsa colpa, uno stato d’animo che può rivelarsi autodistruttivo.
Questo senso di colpa non alleviato può essere causa di grande stress, dice Georgia Witkin, direttrice dello Stress Program del Mount Sinai Medical Center di Manhattan. E’ il vuoto allo stomaco e l’accellerazione dei battiti cardiaci che sopraggiungono quando, per esempio, vi ricordate della volta che avete trascurato vostra nonna.
Questo stato di tensione può indebolire il vostro sistema immunitario, aggiunge la Witkin, e nel giro di poco tempo rendervi più esposti al rischio di malattie.
Come potete dunque liberarvi dal senso di colpa? «Paragonate il senso di colpa al dolore» consiglia Witkin. «Il dolore è il sintomo che qualcosa che non va: voi lo sentite, e subito vi preoccupate di farlo passare. Bisogna fare allo stesso modo con il senso di colpa.»
Se avete sensi di colpa, ecco come comportarvi
Fate ammenda, e fate quello che serve per riparare il torto. L’anno scorso Kent Holloway, 43 anni, di Detroit, aveva deciso di partecipare alla festa di compleanno di un’amica di Chicago. Sapeva della festa con un anno di anticipo, ma un mese prima dell’ avvenimento fu informato che sua sorella si sarebbe laureata quello stesso fine settimana. «Dovevo per forza partecipare alla cerimonia della laurea, e così rinunciai alla festa di compleanno della mia amica» dice Holloway. «Lei capì la mia situazione, ma io mi sono sentito imbarazzatissimo. »
Invece di tormentarsi per aver trascurato l’amica, Holloway cercò l’occasione per vederla. «Abbiamo perfino inventato un pretesto per incontrarci » dice. «Così ho potuto dimostrarle quanto io tengo alla sia amicizia. »
Imparate dai vostri errori.
A 19 anni Kristen Rasmussen, una ragazza di Denver, si mise con un uomo che aveva avuto due bambini dal precedente matrimonio. Kristen si rendeva conto che la situazione era moralmente discutibile, ma a quel punto della sua vita non gliene importava. I due si sposarono ma divorziarono poco dopo.
«Mi sento terribilmente in colpa per aver fatto del male a quei bambini» dice Kristen, che adesso ha 32 anni. «Prima hanno subìto lo shock del divorzio dei loro genitori, poi il trauma del fallimento di un’ altra relazione che pensavano fosse stabile. »
Kristen sta ora tentando di approfittare di ciò che ha imparato per non ricadere negli stessi errori e condurre una vita migliore. Dopo la separazione , ha cominciato a frequentare un uomo divorziato con un bambino. «Sono stata molto prudente» dice. «Non volevo che questo bambino si affezionasse troppo a me prima di essere sicura che la mia nuova relazione sarebbe stata solida.» Quando ha infine sposato quest’uomo, Kristen ha assunto un atteggiamento diverso. «Adesso so che il matrimonio è un impegno a lavorare insieme per l’avvenire. Se non posso cambiare il passato, posso però comportarmi in modo da essere fiera di me quando sarò vecchia.»
Accettate i vostri limiti.
Teresa Bell Kindred, 41 anni, di Edmonton, nel Kentucky, si chiede ancora oggi se abbia fatto tutto quanto poteva per sua madre dopo che quest’ultima si ammalò di cancro. Per tutta la durata della malattia, Teresa continuava a pensare: Forse esiste qualche nuova cura di cui noi non abbiamo ancora saputo niente.
La parte logica di Teresa sapeva di non poter fare nulla per la malattia di sua madre. Ma la parte irrazionale era di diverso avviso. «Quando ne ho avuto bisogno, mia madre è sempre stata capace di mettere tutto a posto» dice Teresa. «E così, quando è stata lei ad aver bisogno di me e io non ho potuto fare niente per lei, ho provato un’ angoscia terribile.»
Ci sono molti modi per decolpevolizzarci ed evitare i rimproveri della nostra coscienza quando a noi le cose vanno bene e a qualche familiare le cose non vanno bene.
In questi casi, alcuni svilupperanno una serie di malattie, alcuni faranno in modo di non godersi i frutti e i benefici del loro successo. Alcuni si decolpevolizzeranno cercando di salvare il mondo: assumeranno allora il ruolo di salvatore attirandosi, di conseguenza, la presenza di persone che assumono il ruolo di vittima. Alcuni metteranno in moto meccanismi auto-privativi, ossia ogni volta che siamo felici, ci attiriamo la situazione che distruggerà la nostra felicità
Dobbiamo accettare il fatto che non abbiamo il potere di controllare tutto quello che capita, dice Herbert Strean, direttore del Centro formazione psicanalitica di New York. Aspettarsi la perfezione da noi stessi è utopistico. Chi soffre di senso di colpa deve rassegnarsi alla propria fondamentale fallibilità.
Disattivate i “pulsanti innesca-colpa”.
Molti vivono con persone che riescono a farli sentire colpevoli. Basta un sospiro da martire della mamma per precipitare certi figli in un autentico abisso di colpa. Ma ci si può difendere, dice Archibald Hart, docente di Psicologia Clinica presso il Seminario Teologico Fuller di Pasadena, in California.
Per prima cosa dovete identificare i “pulsanti innesca-colpa”, cioè le cause della vostra insicurezza, come il lavoro, i figli, la capacità di gratificare gli amici. Poi dovete identificare le persone in grado di premere quei pulsanti e privarle di questo potere. «Rendetevi conto della vostra vera identità, cioè che non siete un bambino, e rendetevi anche conto che l’altra persona non è Dio» dice Strean. «Accettate la possibilità che non abbia sempre ragione.»
Infine, stabilite voi le regole. «Decidete che sarete voi a controllare la vostra vita» dice Wayne Dyer, autore di “Manifest Your Destiny” (Rendete manifesto il vostro destino).
Poiché il senso di colpa tenuto nascosto tende ad andare in infezione, è anche importante mettere in mostra i pulsanti innesca-colpa. Parlatene. Ridetene con gli altri. A volte, dice Hart, il semplice fatto di sentirvi confessare il vostro senso di colpa per avere dimenticato di rimettere il coperchio al tubetto del dentifricio può farvi capire quanto la cosa sia poco importante.
Esorcizzate i fantasmi del passato. Se siete ossessionati dal passato, considerate il presente. «Di solito i vecchi sensi di colpa riaffiorano perché trovano un’eco in qualcosa di attuale» dice Joy Browne, autrice di “Nobody’s perfect: Ending the Blame Game” (Nessuno è perfetto: come smettere di auto incolparsi).
Una pubblicitaria californiana di 30 anni spesso è oppressa da brutti ricordi d’infanzia. «Se rompevo il giocattolo di un’amica» dice «lo nascondevo. Temevo che non sarei piaciuta ai suoi genitori. Me ne sento ancora colpevole.»
Questa giovane donna si rende conto che il continuo pensare alle marachelle dell’infanzia riflette un problema che assilla la sua vita da adulta: l’incapacità di dire di No. Di recente, per esempio, una sua amica incinta le ha chiesto un grosso favore. Lei aveva già molti impegni per il giorno indicato dall’ amica, ma non si è tirata indietro.
«Temevo che lei mi giudicasse egoista se avessi rifiutato» confessa. Benchè questo sembri non avere alcun nesso col nascondere un giocattolo rotto, il tema è lo stesso:
il timore di non piacere agli altri
Occupatevi del presente, consiglia Strean e i vecchi incubi svaniranno.
Godetevi le fortune che avete. Fern Shapiro, 37 anni, ricercatrice di mercato di Stanford, Connecticut, ha un buon matrimonio, due splendidi bambini e un lavoro che le piace. Ma si gode tutto questo? Non completamente. Perché? Perché mette a confronti il suo successo col fallimento di altri, e questo la fa sentire colpevole.
Chi ha sensi di colpa nasconde il proprio successo perché teme di non meritarlo. Per smettere questo comportamento autodistruttivo, riconoscete i vostri meriti quando fate qualcosa di buono, e rendetevi conto che non è il vostro successo a far fallire gli altri.
Se gli altri cercano di farvi sentire colpevole per quel bel viaggio che avete fatto in Europa, ricordate che non è il godimento del vostro viaggio a impedir loro di andarci. «Non siete così potenti come credete di essere» dice Strean.
Perdonatevi. Beverly Wilkerson, 41 anni, una correttrice di bozze di Los Angeles, si sente a volte colpevole perché non passa abbastanza tempo con la sua bambina di due anni. Ma ha imparato a perdonarsi di non essere una supermamma. «Cerco di fare il meglio che posso» spiega. «Se mi ricordo di ridere con mia figlia, di ballare con lei, di giocare, di guardarla negli occhi, mi rendo conto che questi momenti sono tutto ciò che conta. E finchè me lo ricordo, posso perdonarmi per tutto il resto.»